Il dibattitto sullo scorporo o la societarizzazione della rete Telecom Italia non è mai stato così caldo. La novità dell'ultimo anno è che sia i vertici dell'azienda che la politica non hanno escluso la possibilità, sebbene in ottica futura.
Per fare il punto abbiamo deciso di intervistare Maurizio Matteo Decina, uno degli osservatori economico-finanziari più attenti del settore TLC.
Nel tuo libro Goodbye Telecom presentato al Senato da Luca Attias e Vito Gamberale che sta per avere una ulteriore nuovissima edizione aggiornatissima agli ultimi eventi hai parlato di ritorno dello Stato anche per mezzo di scorporo. Perché una ulteriore edizione?
La ripubblicazione di "Goodbye Telecom" con la prefazione del Presidente dell'Autorità Garante per le Comunicazioni è stata un grande successo da molti punti di vista poiché nella nuova versione tecnica ci sono numeri, tabelle, grafici e link. Il libro è onnipresente ovunque (comprato e presente tra le altre anche nelle biblioteche delle Università di Yale, Princeton e Cambridge MA). Posso anticipare che per Natale uscirà una nuova edizione ancora più aggiornata e tradotta in inglese. Non certamente per scopi commerciali (tutti i miei libri girano gratuitamente su internet perché postati dai lettori) ma esclusivamente per il gusto intellettuale di confrontarmi con forze oscurantiste e retrograde circa lo sviluppo economico e sociale del Paese.
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Diversi mesi fa si parlava della possibilità di uno scorporo della rete Telecom, mentre oggi la via accreditata sembra essere quella della societarizzazione. Cosa vuol dire?
Il termine scorporo è utilizzato soprattutto quando si intende la separazione della rete ai fini di una futura vendita sul mercato. Il termine societarizzazione è più soft, indica solamente una separazione dove la società madre continua a possedere il 100% dell'asset e poi nel futuro si vedrà.
Qual è esattamente lo scenario: chi è favorevole e chi si oppone, e perché?
Alcune compagini politiche, di maggioranza e di opposizione (prevalentemente PD e M5S), sembrerebbero orientate verso una societarizzazione della rete dove nel futuro potrà entrare anche lo Stato, anche ai fini di una fusione con la rete di Open Fiber. I vertici aziendali hanno però ribadito che la rete è un asset strategico ed industriale prezioso. Le elezioni sicuramente potrebbero influire.
Le dimissioni dell'AD di Open Fiber e l'incarico assegnato di fatto a un ex alto dirigente Telecom come si leggere in relazione alla questione?
Ritengo che il passaggio da un concorrente all'altro sia un elemento che accresca il bagaglio culturale e professionale di un top manager che deve prendere delle decisioni importanti, anche in ottica di sistema Paese. La ritengo una scelta intelligente che potrà avere risvolti positivi anche in termini collaborativi.
L'AD di Enel, che detiene il 50% di OF, si è sempre detto contrario a una fusione con la rete Telecom. Rischiamo due società delle reti?
L'AD di Enel l'ing. Francesco Starace ha pienamente ragione quando dice che Open Fiber è un progetto industriale solido che deve esistere autonomamente. I benefici li stiamo già vedendo e li vedremo ancor di più nel futuro. A beneficiarne sarà il Paese nel suo complesso con le soluzioni FTTH al posto delle soluzioni FTTC e le nuove sinergie tra ICT ed applicazioni energetiche che costituiranno la sfida del prossimo decennio. Credo che la problematica delle due reti possa essere compensata dai grandissimi benefici della concorrenza: ad esempio Telecom non ha mai corso come negli ultimi 2 anni. Dal canto suo Open Fiber sta correndo a velocità elevate con efficientissime soluzioni nella cablatura del Paese a beneficio degli utenti. In questo momento si respira un'aria di positività in tutto il settore.
Quali vantaggi potrebbero trarre i consumatori e i provider indipendenti dalla nascita di un unico gestore di rete?
Ci sono vantaggi e svantaggi. Gli svantaggi sarebbero naturalmente la fine di questa marcata concorrenza infrastrutturale. I vantaggi sarebbero invece un piano unico e più veloce di migrazione da rame a fibra, il controllo dello Stato a fini strategici e una maggiore sinergia tra le due reti.
Chi ha da guadagnare dall'operazione e chi ha da perdere?
Telecom ci potrebbe guadagnare sia al livello politico (miglioramento dei rapporti con le Istituzioni) che al livello finanziario. L'operazione potrebbe avere come oggetto la traslazione degli ingenti debiti delle due OPA (30 miliardi che hanno precluso lo sviluppo di una infrastruttura pienamente in fibra che si doveva realizzare anni fa) sulla rete scorporata. Certamente si arriverebbe però ad un paradosso: lo stato che torna in Telecom per compensare le perdite della privatizzazione.
Qual è la posizione del mercato finanziario?
Ritengo che la posizione sia chiaramente visibile. Ogni volta che si parla di scorporo il titolo sale ed ogni volta che questa ipotesi viene smentita il titolo scende. Ad esempio, il 7 Agosto dopo le prime indiscrezioni su una possibile operazione il titolo era salito a 0,89, successivamente è sceso anche per la questione Golden Power. Oggi è a 0,7. Il mercato è un organismo intelligente, anche se a volte a fini speculativi (ci tengo a precisare che io non possiedo azioni TIM, ma credo e spero che il titolo risalga per il bene dei piccoli azionisti e dei dipendenti azionisti).