Il colore dei soldi
Il monopolio dà fastidio a chi non ce l'ha, per ragioni fin troppo chiare
C'è poi un altro elemento da considerare, secondario in questo articolo ma fondamentale nel quadro generale. Molti editori italiani, soprattutto i due più grandi, sono vincolati a doppio filo alla vendita pubblicitaria, tramite società più o meno vicine agli editori stessi. Il mercato della pubblicità online, questo sì, è invece controllato quasi interamente da Google e Yahoo!, una situazione che potremmo comparare alla situazione del mercato televisivo italiano, con Rai e Pubblitalia che lasciano solo le briciole ai concorrenti. In questo caso si potrebbe parlare di monopolio, se considerassimo il mercato della pubblicità online come un elemento discreto, e non un settore di un mercato più grande.
Forse, allora, l'attacco a Google News va guardato come un ariete, usato per sfondare le mura del mercato pubblicitario online, nella speranza di fare breccia e portarsi a casa una fetta della torta?
La torta in questione è già gigantesca, ed è destinata a diventare ancora più golosa. Le notizie, infatti, già oggi attirano più di un terzo del traffico internet di tutto il mondo. Gli aggregatori di notizie, come Google News, sono quindi destinati ad attirare sempre più persone, perché rappresentano il paradigma della lettura online, almeno per gli utenti meno esperti, che non conoscono Fedd RSS, Twitter, FriendFeed e simili. Anche in questa situazione, però, per le testate più famose il traffico generato da Google News e simili rappresenta una percentuale trascurabile, mentre è importante per i più piccoli.

Una rappresentazione di pagerank
I segni di questo scenario futuro ci sono già ora. In Germania, per esempio, sono nati due nuovi aggregatori, che offrono agli editori parte dei guadagni ottenuti dalla pubblicità, di fatto proponendosi come concorrenti diretti di Google, che comunque potrebbe avere un ruolo, visto che è il principale venditore di pubblicità del mondo. Google, fino ad ora, ha sempre ignorato richieste simili, provenienti dagli editori, ma siti come finanzen.de hanno successo e le pressioni degli editori hanno convinto l'azienda a introdurre novità come Fast Flip.
Per quanto riguarda il pagamento diretto dei giornali, la possibilità è stata presa in considerazione da numerose testate, sia in Europa sia negli Stati Uniti, e il loro numero è in aumento. I risultati, ad oggi, non permettono ancora di capire se sia una buona idea o meno.
Le testate di riferimento, il Financial Times e il Wall Street Journal, hanno fatto da apripista, e i loro responsabili affermano di essere soddisfatti. Le testate che li hanno seguiti negli ultimi mesi, però, hanno rilevato un generale calo del traffico, ma in nessun caso è dato sapere se o in che misura il denaro dei lettori ha compensato il calo degli introiti pubblicitari.