Arriva la crisi, è ora di pagare
Caffè e giornale, un classico che è cambiato molto - clicca per ingrandire.
Dal 2005 la pubblicità ha cominciato a pompare un po' meno denaro nelle casse dei giornali. La crisi globale cominciata nel 2008 ha poi acuito il problema, portando molti editori a domandarsi come risolvere il problema. In realtà, però, l'elemento pubblicitario è solo una parte dell'equazione.
Quali che siano le ragioni, l'informazione mondiale oggi deve affrontare un calo delle entrate che arriva da più fronti, e tra gli editori storici che sono passati dalla carta al bit sono sempre più quelli disposti ad accogliere la "dottrina Murdoch", dal fondatore e proprietario di News Corp. Secondo Rupert Murdoch, infatti, il problema è semplice, informarsi online non può essere gratuito. Tutti devono pagare per informarsi, così come pagano per comprare il giornale, perché l'informazione di qualità ha un costo che qualcuno deve pagare.
Andamento degli investimenti pubblicitari medi, negli ultimi 10 anni
Questa è un'idea che nasconde molti rischi, facilmente deducibili dalla situazione che abbiamo delineato fino ad ora: non si tratta solo della libertà di movimento che offre la rete, ma anche del fatto che nello scenario immaginato da Murdoch è l'utente a decidere qual è la qualità per la quale vale la pena di pagare. Le pagine a pagamento, chiaramente, avranno meno traffico e quindi genereranno meno introiti pubblicitari. Resta da dimostrare che gli abbonati siano in numero sufficiente da portare in attivo il bilancio.