Avv. Giuseppe Croari - Dott.ssa Asia Bartolini
Ad oggi, sembra davvero impossibile pensare ad una vita senza smartphone, un oggetto che è diventato una parte fondamentale e insostituibile della vita quotidiana di ciascun individuo. Senza di esso ci sentiremmo persi, con poche eccezioni.
Sarà forse per questo motivo che, recentemente, Google ha implementato un sistema per localizzare lo smartphone anche da spento, persino con la batteria scarica? Una novità che sarà disponibile inizialmente su Pixel 8 e Pixel 8 Pro, e in futuro su tutti gli smartphone Android 15 (e versioni successive).
Il cuore di questa innovazione risiede nell’utilizzo nuove soluzioni tecnologiche, come una “riserva di energia” che può far funzionare il chip Bluetooth per molte ore dopo che il telefono si è spento per batteria scarica. In questo modo il telefono resta rintracciabile tramite la rete Google “Trova il mio dispositivo”.
Una importante innovazione, questa, che se ha fatto tirare un sospiro di sollievo a qualcuno, ha destato numerose preoccupazioni in molti altri.
Le implicazioni sulla privacy
La domanda, infatti, sorge spontanea: il nuovo servizio di localizzazione offline degli smartphone, serve davvero a rintracciare il proprio telefono cellulare in caso di furto, o smarrimento, oppure è l’ennesimo tentativo espletato dai grandi colossi della tecnologia per ottenere quanti più dati personali possibili di una persona?
Le implicazioni in materia di privacy che questa innovazione ha apportato, infatti, sono notevoli. Che la geolocalizzazione sia, ai sensi dell’art. 4 del GDPR, un dato personale, oramai è risaputo.
Si pensi, allora, ai numerosi interrogativi in materia di tutela dei dati personali sottesi a questa novità tecnologica: quali dati, di preciso, vengono raccolti e da chi? Quali sono le specifiche finalità di questo trattamento? Ed ancora: quali sono i tempi di conservazione? Il trattamento dei dati in questione è lecito? Queste sono solo alcune tra le numerose questioni che le diverse Autorità Garanti per la protezione dei dati personali si troveranno, ben presto, ad affrontare.
Prima ancora, però, è fondamentale che gli stessi utenti vengano dettagliatamente informati su come i propri dati di localizzazione vengono gestiti e protetti: per questo, è necessario che le grandi Aziende produttrici di questi nuovi modelli smartphone forniscano ampie e precise descrizioni - nonché rassicurazioni - in tema di privacy policy.
La geolocalizzazione sul luogo di lavoro
L’utilizzo e l’implementazione di questa nuova offerta tecnologica risulta essere particolarmente ambita - quanto rischiosa - anche in ambito aziendale e lavorativo. Le finalità che porterebbero i datori di lavoro nonché gli imprenditori a usufruire di questa innovazione potrebbero essere tutt’altro che lecite o gradite: si pensi al caso, infatti, in cui i sistemi di geolocalizzazione venissero utilizzati per calcolare l’effettivo orario di lavoro svolto e, dunque, non solo gli orari di inizio o fine lavoro, ma anche l’inizio e la fine della pausa pranzo, o qualsiasi altra sospensione momentanea o definitiva dal lavoro.
Ancora: si pensi al caso in cui tali dispositivi venissero utilizzati dai datori di lavoro al fine di accedere, indirettamente, anche ad altri dati ed informazioni ancor più personali dei propri dipendenti: messaggi, e-mail, documenti, fotografie, etc.
Sono tutte questioni, queste, che devono spingere i datori di lavoro a dotarsi di adeguate, idonee e conformi misure di sicurezza - nel perfetto rispetto dei principi stabiliti in materia di privacy - da un lato, e i lavoratori ad informarsi con sempre maggiore attenzione circa i propri diritti relativi alla tutela dei propri dati personali, nonché ai conseguenti strumenti di tutela, dall’altro.
Conclusioni
Mentre questa novità tecnologica offre indubbi vantaggi in termini di sicurezza, solleva, al contempo, numerose perplessità in materia di privacy e tutela dei dati personali. Porre l’accento su questo aspetto è davvero fondamentale quando si introducono tecnologie in grado di monitorare costantemente la posizione di un dispositivo…o di individuo?
E allora il dubbio sorge spontaneo: si è in presenza di innovazioni in grado di aumentare la sicurezza, o il controllo, su un individuo? Forse, il concetto di sicurezza è ogni giorno più lontano, così, del resto, come quello di “privacy”.
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