La diffamazione online domani potrebbe portare alla chiusura di siti e blog. Ieri c'è stata un po' di gazzarra presso la Commissione Giustizia alla Camera. Gianfranco Chiarelli (PdL) ha proposto un emendamento per il testo della legge sulla diffamazione che ha ottenuto il parere favorevole dei relatori Enrico Costa (PdL) e Walter Verini (Pd). Entrambi hanno convenuto che fosse giusto estendere ogni novità ai siti online, ma sulla definizione di "siti aventi natura editoriale" il sottosegretario Cosimo Ferri (Pdl) ha fatto saltare il banco.
"Il sottosegretario ha dato parere contrario agli emendamenti della maggioranza tra gli applausi dei grillini e di Sel. Ma sinceramente non capisco la sua posizione. Se le norme sulla diffamazione si applicano ai quotidiani perché non si devono applicare anche alla versione online degli stessi quotidiani? Sulla carta non si può diffamare su Internet sì?", ha spiegato Costa.
Che casotto
La questione ovviamente è stata rimandata a oggi. Certo è che sulla definizione di quotidiano online o qualcuno gioca di furbizia oppure si vogliono ignorare i dettagli. Online esistono testate giornalistiche regolarmente registrate e siti generici, blog o altro. I primi richiedono la presenza di un direttore iscritto all'Albo e di una procedura di registrazione della testata presso il tribunale. I secondi nulla di tutto ciò. Legiferare parlando di "siti di natura editoriale" vuol dire rischiare di fare un unico calderone. E di fatto dare l'avvio alla stagione venatoria.
Dopodiché, sempre nell'emendamento PdL, si parla di arresto e di una pena massima di cinque anni per i recidivi di diffamazione o chi non paga l'eventuale sanzione - stabilita in 5mila euro. Una sorta di passo indietro rispetto al testo base scelto dalla commissione. Ma la lista degli emendamenti heavy-metal prosegue. C'è chi chiede l'interdizione dalla professione di giornalista "per un periodo da uno a cinque anni", innalzamento delle pene fino a 100mila euro, etc.
Mariastella Gelmini (PdL) si è distinta poi per aver proposto di cambiare l'articolo 594 del codice penale sull'ingiuria per includere la "comunicazione telematica". Reato ancora più grave "qualora l'offesa sia commessa in presenza di più persone". E tutti ovviamente hanno subito pensato a una norma anti Facebook.
Oggi sarà la giornata del compromesso. E della moderazione. Si spera.