"Non abbiamo, al di là di quello che ho detto, sollecitazioni formali da parte di TIM per possibili combinazioni, accrocchi o vendite al di là di quello che si legge sui giornali. Su questo non abbiamo commenti da fare, siamo contenti di quello che sta facendo Open Fiber e lo sta facendo molto bene", ha dichiarato ieri sera l'AD di Enel Francesco Starace. Da ricordare infatti che Enel detiene il 50% di Open Fiber; il resto è di Cassa Depositi e Prestiti.
Insomma, la tanto decantata possibile fusione TIM-Open Fiber ad oggi è considerata un "accrocchio" fantasioso. C'è da dire che Starace nel tempo ha sempre mantenuto la sua posizione senza mai concedersi a voli pindarici sui massimi sistemi della rete. In fondo, stando ai dati diffusi, Open Fiber continua a tenere la barra dritta nei suoi progetti. Al massimo è TIM che tra cambi di vertice e strategie sembra costantemente orientarsi con le stelle. Non che ci sia nulla di male – i grandi navigatori hanno scoperto continenti in questo modo – ma il problema è che ogni volta che in Corso Italia si paventa la possibilità di rimestare nella rete ne cade qualcuna, di stella.
L'AD di TIM Luigi Gubitosi almeno si è distinto per sobria cautela dichiarando che un'eventuale integrazione di Open Fiber "sarebbe un'operazione positiva per entrambe le aziende". Resta il fatto che l'unica certezza è quella di una trattativa prevedibile e di buon senso. "È cosa nota che ci siano contatti tra Tim e Open Fiber sia a livello commerciale che tecnico per evitare raddoppi e sprechi ma sono coperti da riservatezza", ha dichiarato infatti Starace.
Insomma, appariva a dir poco bizzarro che l'operatore maggiormente impegnato sul territorio per lo sviluppo della rete in fibra (FTTH) non dialogasse con il primo operatore nazionale per di più ex-monopolista. La speranza è che almeno sulle aree bianche oggetto dei Bandi Infratel si appiani ogni criticità; in quelle competitive è oggettivamente più complessa. Sarebbe lunare ritrovarsi nel 2021 con una rete FTTH terminata e il leader di mercato, nel settore consumer, che non eroga servizi di connettività ai clienti delle zone coperte. Già, perché molti dimenticato che il mandato di Open Fiber nel progetto BUL è quello di realizzare e gestire una rete abilitante servizi ultra-broadband, non venderli all'utente finale. A quello dovranno pensarci i provider. E su questo punto sarebbe bene anche che le autorità e il Governo inizino a sondare il terreno per non rischiare che a lavori terminati qualcuno non faccia il suo "dovere".
"Noi siamo azionisti di Open Fiber che sta facendo un mestiere veramente importante, quello di cablare […] e sta lavorando molto bene ed è completamente dedicata a questa missione", ha concluso Francesco Starace.