Il medio formato incontra la street photography: Fujifilm GFX100RF provata tra le calli di Venezia

Un sensore gigante da 102 megapixel in un corpo da passeggio.

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a cura di Luca Zaninello

Managing Editor

Venezia. Poche città al mondo evocano immagini così potenti, un palcoscenico ideale per mettere alla prova una fotocamera che, fin dal suo annuncio, ha suscitato discussioni accese e grandi aspettative. Ospite di Fujifilm per due intense giornate, ho avuto il privilegio di immergermi nell'atmosfera unica della Serenissima armato della nuovissima GFX100RF. Una macchina che rappresenta una scommessa audace da parte di Fujifilm: portare l'incredibile potere risolutivo del suo sensore medio formato da 102 megapixel fuori dagli studi fotografici e dai paesaggi da treppiede, condensandolo in un corpo macchina compatto, elegante, con ottica fissa, chiaramente ispirato alla filosofia della fortunata serie X100.

Abbiamo testato la nuova GFX100RF di Fujifilm tra calli e canali, scoprendo una macchina capace di unire qualità d'immagine senza compromessi e un'esperienza d'uso unica, pur con qualche distinguo.

Il meteo, purtroppo, non è stato dei più clementi. Un cielo prevalentemente coperto, a tratti plumbeo, e qualche sporadica pioggia hanno caratterizzato la nostra permanenza, impedendoci di vedere la GFX100RF all'opera sotto la luce dorata per cui Venezia è famosa. Questo, tuttavia, ha rappresentato un banco di prova forse ancora più severo, costringendo la macchina e il fotografo a dare il meglio in condizioni di luce non ottimali, mettendo in risalto pregi e limiti in uno scenario reale e sfidante. L'esperienza è stata comunque profondamente formativa, lasciandomi con impressioni chiare e il desiderio di un secondo round, magari sotto un sole più generoso. Ma andiamo con ordine.

Attenzione: le immagini che vedrete in questo articolo sono ridimensionate a 1200 pixel sul lato corto (immagini intere) e a 1920 x 1080 pixel per i crop che evidenziano il livello di dettaglio. I file JPG a piena risoluzione, che consiglio vivamente di guardare perché sono molto più dettagliati e meno compressi, sono visibili in questo Album di Google Foto.

Anatomia di un gigante tascabile

La GFX100RF si presenta come un oggetto che cattura immediatamente l'attenzione, non per dimensioni imponenti, ma al contrario, per la sua sorprendente compattezza se rapportata al sensore che ospita. Fujifilm ha intrapreso un percorso coraggioso, mirando a creare un ponte tra due mondi apparentemente distanti: la qualità assoluta del sistema GFX, noto per i suoi sensori "More Than Full Frame", e l'immediatezza, lo stile e la portabilità che hanno decretato il successo planetario della serie X100.

Lo stile X100 incontra il lusso GFX

Appena presa in mano, la GFX100RF comunica una sensazione di solidità e pregio. Le calotte superiore e inferiore sono realizzate in alluminio lavorato con precisione, conferendo un feeling robusto ed elegante. Il design richiama inequivocabilmente la serie X100, con linee pulite, un'estetica retrò ma funzionale, e una cura dei dettagli evidente in ogni ghiera e pulsante. Con i suoi 735 grammi, è la GFX più leggera mai prodotta da Fujifilm, un fattore non trascurabile per una macchina pensata per essere portata con sé tutto il giorno, magari come secondo corpo da viaggio per un professionista già utente GFX, o come strumento principale per un appassionato evoluto di street photography.

La tropicalizzazione, garantita utilizzando l'adattatore e un filtro protettivo inclusi, aggiunge un ulteriore livello di sicurezza per chi, come noi a Venezia, si trova a scattare in condizioni climatiche non ideali. L'ergonomia è ben studiata: l'impugnatura, sebbene non pronunciatissima data la compattezza generale, offre una presa sicura e confortevole, disponendo anche dello spazio spazio appoggiare il mignolo.

Un'esperienza tattile appagante

Uno degli aspetti che ho maggiormente apprezzato è l'impostazione dei controlli, fedele alla tradizione Fujifilm. Ghiere dedicate per tempo di scatto, diaframma (sull'obiettivo) ed esposizione, affiancate da una ghiera per la sensibilità ISO (con meccanismo di blocco/sblocco a sollevamento, pratico e veloce) permettono di gestire i parametri fondamentali senza mai staccare l'occhio dal mirino o dover interagire con menù a schermo. Questa fisicità dei controlli rende l'esperienza di scatto incredibilmente diretta, coinvolgente e, francamente, appagante.

A ciò si aggiunge la possibilità di personalizzare numerosi pulsanti e ghiere, inclusa una nuova leva frontale multifunzione e una ghiera posteriore dedicata specificamente alla selezione dei rapporti d'aspetto. Il risultato è una macchina che si adatta al fotografo, permettendogli di plasmare l'interfaccia secondo le proprie esigenze e preferenze, rendendo l'interazione con il display touch (comunque presente, reattivo e utile per funzioni come il punto AF) quasi superflua durante l'azione.

Qualità sopra ogni cosa

Sotto il cofano elegante batte lo stesso cuore di altre apprezzate fotocamere GFX, come la GFX100S II: il sensore CMOS II HS da ben 102 megapixel, accoppiato al processore d'immagine X-Processor 5. Si tratta di una piattaforma tecnologica ben nota e dalle prestazioni comprovate, capace di fornire una qualità d'immagine che si colloca ai vertici del mercato.

La risoluzione mostruosa, la rinomata color science di Fujifilm (con 20 simulazioni pellicola disponibili), la capacità di registrare file RAW a 16 bit e una gamma dinamica eccezionale, soprattutto alla sensibilità base di ISO 80, sono le promesse mantenute da questo sensore. È proprio questa potenza bruta, racchiusa in un corpo così compatto, a costituire l'elemento più intrigante e distintivo della GFX100RF.

Il compromesso necessario

La scelta di un'ottica fissa è intrinseca alla filosofia di questo modello. Fujifilm ha sviluppato un nuovo obiettivo GF 35mm f/4 (equivalente a circa 28mm nel formato full-frame), progettato specificamente per la GFX100RF. La decisione più discussa è stata l'apertura massima di f/4. Questa scelta è figlia diretta dell'obiettivo primario: la massima compattezza.

Un'apertura più ampia avrebbe comportato dimensioni e peso significativamente maggiori, snaturando il concetto stesso della fotocamera. Il risultato è un obiettivo incredibilmente sottile e leggero, quasi sbalorditivo se si considera l'ampio cerchio d'immagine che deve coprire per il sensore medio formato.

Per raggiungere questa compattezza, Fujifilm ha impiegato un otturatore centrale (leaf shutter), che permette di ridurre la distanza tra l'ultimo elemento ottico e il sensore. Questo tipo di otturatore offre anche vantaggi secondari non trascurabili: è estremamente silenzioso e genera vibrazioni minime rispetto a un otturatore a tendina, un aiuto concreto per la stabilità, come vedremo.

Dal punto di vista ottico, l'obiettivo è composto da 10 elementi in 8 gruppi, incluse due lenti asferiche, ed è trattato con rivestimenti Nano-GI per controllare i riflessi. La qualità ottica? Semplicemente sbalorditiva in termini di nitidezza. Le immagini restituite sono incredibilmente dettagliate, con una nitidezza eccellente dal centro fino agli angoli già alla massima apertura.

Una performance ideale per paesaggio, architettura e per sfruttare appieno l'enorme risoluzione del sensore, anche in caso di ritaglio. È importante notare che parte di questa perfezione è ottenuta anche grazie a correzioni digitali integrate che gestiscono vignettatura e distorsione, un compromesso comune e accettabile per ottenere tale compattezza.

Dove l'obiettivo mostra un carattere meno "magico" è nel bokeh: a f/4, e data la natura grandangolare, lo sfocato non è particolarmente esagerato, mostrando a volte una certa durezza nei punti luce. Ottima invece la resistenza a flare e ghosting, almeno nelle situazioni in cui abbiamo potuto testarla. La distanza minima di messa a fuoco di soli 20cm apre comunque a diverse possibilità creative. Completa la dotazione un utilissimo filtro ND integrato da 4 stop, il primo su una GFX, prezioso per gestire la luce intensa o per ottenere tempi di esposizione più lunghi. Avvicinandosi alla distanza minima di messa a fuoco il bokeh ovviamente aumenta. Detto questo, per il tipo di utilizzo per cui è pensata questa macchina, avere una focale più ampia renderebbe forse persino difficile catturare foto con l'immediatezza che questa macchina permette.

Sarebbe stato bello avere una lente più luminosa? Sì. L'esperienza di scatto viene compromessa in qualche modo dalla lente che monta? No, l'integrazione di un'ottica fissa ha al contrario permesso a Fujifilm di perfezionare al meglio la qualità e la resa della stessa.

I punti critici

Due scelte progettuali hanno inevitabilmente polarizzato le opinioni: l'apertura massima f/4 di cui abbiamo accennato già qualcosa e l'assenza di stabilizzazione d'immagine sul sensore (IBIS). L'apertura f/4, sebbene sufficiente in molte situazioni data la buona resa ad alti ISO del sensore GFX, costringe ad alzare più frequentemente gli ISO, e offre una profondità di campo non così ridotta come ci si potrebbe aspettare dal medio formato, ma è paragonabile o persino maggiore di quella ottenibile con alcune ottiche più luminose su sensori APS-C o full-frame.

L'assenza di IBIS è l'altro grande compromesso in nome della compattezza. Un sensore da 102 megapixel è spietato nel rivelare ogni minima vibrazione, rendendo la stabilizzazione particolarmente desiderabile, soprattutto con tempi di scatto lenti. Fujifilm argomenta che i leaf shutter a bassa vibrazione e la relativa stabilità intrinseca di un'ottica grandangolare come il 35mm mitighino questa mancanza. Come vedremo nell'analisi sul campo, questa assenza si fa sentire, ma forse meno di quanto si potesse temere.

Impressioni e qualità d'immagine

Lasciati i dettagli tecnici, è il momento di raccontare come si comporta la GFX100RF nell'uso reale, tra le calli e i campielli silenziosi di una Venezia velata dalle nuvole.

Ritmo lento, piacere tattile

Scattare con la GFX100RF è un'esperienza che invita a un ritmo più riflessivo. Non è la macchina per raffiche forsennate (anche se può raggiungere i 6 fps in Jpeg/RAW 14-bit), ma uno strumento che incoraggia a osservare, comporre con cura e "sentire" lo scatto. Le ghiere fisiche, il click del diaframma, la silenziosità quasi spettrale dell'otturatore centrale contribuiscono a un'interazione molto fisica e gratificante.

Ci si ritrova a "pensare fotograficamente" attraverso i controlli manuali, quasi dimenticandosi del display se non per rivedere l'immagine o usare il touch AF. È una macchina per il fotografo di strada che ama prendersi il suo tempo, che cerca la composizione perfetta, che gode del processo tanto quanto del risultato. La sensazione è quella di una X100 "più matura", con la stessa filosofia d'uso ma una potenza d'immagine di un altro livello.

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Precisione sì, velocità un po' meno

Il sistema autofocus della GFX100RF eredita algoritmi e prestazioni dalla linea GFX attuale. Questo significa che in modalità punto singolo (AF-S), la precisione è eccellente e la velocità adeguata per soggetti statici o lenti. Anche le modalità di riconoscimento del soggetto (viso, occhi, animali, veicoli, ecc...) funzionano bene in condizioni favorevoli.

Tuttavia, come da mia esperienza, l'autofocus continuo (AF-C) e l'inseguimento del soggetto mostrano ancora qualche incertezza, specialmente in condizioni di scarsa illuminazione o con soggetti in rapido movimento, dove il sistema può perdere il contatto. Rispetto alla mia Sony a7C II (una macchina che sta in un'altra categoria e che non è comparabile direttamente, ma che userò come metro di confronto vista la mia esperienza con tale corpo) la differenza in termini di reattività e tenacia dell'AF-C è sensibile.

È un autofocus preciso, ma che richiede un po' più di pazienza. Per il tipo di fotografia a cui la GFX100RF è primariamente destinata (street ponderata, paesaggio, architettura), le prestazioni sono comunque generalmente adeguate, ma non è la macchina ideale per l'azione veloce o per rubare degli scatti veloci senza farsi notare, perlomeno in condizioni simili a quelle in cui abbiamo scattato noi.

Il dominio del medio formato

Qui la GFX100RF gioca le sue carte migliori. Le immagini sfornate dal sensore da 102 megapixel sono semplicemente sbalorditive per livello di dettaglio. La quantità di informazioni incise nei file RAW è immensa. Questo si traduce in una flessibilità in post-produzione straordinaria. Anche nelle difficili condizioni di luce di Venezia, con cieli bianchi e ombre chiuse, i file RAW conservavano una quantità di dati incredibile, permettendo recuperi ampi sia nelle alte luci che nelle ombre senza generare rumore eccessivo o artefatti cromatici.

La gamma dinamica è eccellente, consentendo di gestire contrasti elevati con naturalezza. La nitidezza fornita dall'obiettivo 35mm f/4 è, come già detto, superba da bordo a bordo, rendendo giustizia ad ogni singolo pixel del sensore. Si ottengono file "pesanti", ricchi, tridimensionali, con quella "pasta" tipica del medio formato che è difficile descrivere a parole ma immediatamente riconoscibile all'occhio.

Parola d'ordine: libertà creativa

Uno degli aspetti più divertenti e stimolanti della GFX100RF è come invita alla sperimentazione. La ghiera dedicata ai rapporti d'aspetto, che include formati classici (4:3 nativo, 3:2, 1:1, 16:9) e panoramici (come il 65:24 in stile X-Pan o il nuovo 17:6), diventa uno strumento per pre-visualizzare la scena in modo diverso.

Si inizia a "vedere" in quadrati, in strisce panoramiche, componendo direttamente nel formato desiderato. A questo si aggiunge la leva frontale che permette di attivare un teleconvertitore digitale, offrendo crop equivalenti a focali di 36mm, 50mm e 63mm (full-frame), sacrificando risoluzione ma mantenendo comunque un dettaglio elevatissimo grazie alla base di partenza da 102MP. La cosa fantastica è che, mentre il JPEG viene registrato con l'aspect ratio e la simulazione pellicola scelti (le classiche e amatissime simulazioni Fujifilm sono tutte presenti), il file RAW conserva sempre l'intera informazione catturata dal sensore.

Questo significa che si può sperimentare liberamente in fase di scatto, giocando con look e formati diversi, sapendo di avere sempre il "negativo digitale" completo e intatto a disposizione in Lightroom o Capture One per eventuali ripensamenti o per un editing più approfondito. La funzione "Surround View" che mostra l'area esterna al crop nel mirino è un ulteriore aiuto alla composizione.

Affrontare il buio

Le condizioni di luce non ideali di Venezia hanno messo alla prova la coppia obiettivo f/4 - assenza di IBIS. Come previsto, al calar della sera o in interni poco illuminati, è stato necessario alzare la sensibilità ISO per mantenere tempi di scatto di sicurezza. Fortunatamente, il sensore GFX gestisce molto bene gli alti ISO. Anche a 3200, 6400 ISO e oltre, il rumore è presente ma ha una grana fine e piacevole, molto organica, e la perdita di dettaglio e colore è contenuta, specialmente lavorando i file RAW.

Riguardo la stabilizzazione, l'assenza dell'IBIS si è fatta sentire soprattutto al crepuscolo, quando i tempi si allungano inevitabilmente. Tuttavia, devo ammettere che la stabilità generale è stata migliore del previsto. Personalmente, sono riuscito a ottenere scatti nitidi a mano libera fino a circa 1/30s, anche se per la massima sicurezza ho preferito mantenermi tra 1/60s e 1/125s quando possibile. Calcolate però che le mie mani non sono di certo vicine come stabilità quelle di un chirurgo. Certo, l'IBIS avrebbe offerto un margine maggiore, ma la situazione non è così critica come si potrebbe temere, specialmente per un uso street/reportage dove i tempi sono spesso più rapidi. Per paesaggi su treppiede, ovviamente, il problema non si pone.

Autonomia degna di nota

Un plauso va fatto alla gestione energetica. La batteria NP-W235 ha dimostrato un'ottima durata. Nonostante le lunghe sessioni di scatto, la revisione delle immagini sul display e l'uso dell'EVF, sono riuscito a coprire entrambe le giornate senza dover ricorrere a una seconda batteria (con una ricarica completa durante la notte che le separava). L'autonomia dichiarata di 820 scatti sembra realistica, se non addirittura conservativa. Un vantaggio non da poco per chi viaggia leggero.

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Un compromesso raffinato per fotografi esigenti

Le due giornate trascorse a Venezia con la Fujifilm GFX100RF sono state intense e ricche di spunti. Questa fotocamera non è per tutti, e non pretende di esserlo. È un prodotto nato da compromessi mirati, che scambia alcune caratteristiche date per scontate su altre macchine (IBIS, ottica intercambiabile, apertura F-stop più generosa) per offrire qualcosa di unico: la qualità d'immagine sbalorditiva del medio formato GFX in un corpo macchina elegante, incredibilmente compatto e piacevolissimo da usare grazie ai controlli fisici.

La nitidezza dell'obiettivo è impressionante, la flessibilità dei file RAF da 102 megapixel è immensa, l'autonomia eccellente e l'esperienza d'uso tattile e coinvolgente. La macchina invita a rallentare, a comporre con cura, a sperimentare con formati e simulazioni pellicola sapendo di poter sempre contare sulla ricchezza del file originale.

Di contro, l'apertura richiede un uso più disinvolto degli alti ISO in condizioni di scarsa luce e limita le possibilità creative legate a una profondità di campo estremamente ridotta. L'assenza di IBIS e l'autofocus invitano a prendersi il proprio tempo prima di premere il tasto di scatto.

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Chi è dunque il fotografo ideale per la GFX100RF? Sicuramente il professionista o l'amatore evoluto già possessore di un sistema GFX a ottiche intercambiabili che desidera un secondo corpo compatto per viaggi o street photography senza sacrificare la qualità d'immagine. Ma anche il fotografo di strada appassionato, che cerca uno strumento di altissima qualità, che ama il processo fotografico tanto quanto il risultato, e che è disposto ad accettare i compromessi della macchina in cambio della sua unicità. Può essere vista come una valida, seppur diversa, alternativa a icone come la Leica Q3, offrendo un sensore più grande e forse più capacità complessive a un prezzo inferiore, pur con un'ottica meno luminosa e l'assenza di un vero range finder.

La mia esperienza a Venezia, seppur condizionata dal meteo avverso, è stata estremamente positiva. La GFX100RF è una macchina affascinante, capace di regalare soddisfazioni enormi e immagini di una qualità mozzafiato. Resta la curiosità di provarla in condizioni migliori e con più calma, per saggiarne appieno le potenzialità creative. Ma già così, ha dimostrato di essere molto più di un semplice esercizio di stile: è una proposta concreta, matura e incredibilmente capace per un segmento specifico di fotografi molto esigenti. Una scommessa, a mio avviso, vinta da Fujifilm.

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