In Italia siamo abituati ormai da diverso tempo ad avere tariffe con "dati illimitati", quantomeno quando si parla della connessione di casa. La situazione però non è la stessa in tutto il mondo: negli Stati Uniti la situazione è decisamente diversa, con ancora molti provider che impongono ai propri clienti un limite di dati oltre il quale la connessione viene rallentata o, peggio, completamente disabilitata.
Il problema inizia a farsi sentire parecchio oltre oceano, soprattutto considerando che, secondo un report di OpenVault, l'uso di dati mensile per abitazione è passato da 9GB nel 2010 a 587GB nel 2023, un aumento del 6.422%. Per questo motivo, la Federal Communications Commission (FCC) ha deciso di intervenire e iniziare a raccogliere dati per capire perché gli operatori si comportano in questo modo; l'obiettivo è capire perché (e se) questi limiti di dati sono necessari e assicurarsi che in futuro non limitino l'accesso ai servizi per i cittadini.
La FCC ha inoltre richiesto feedback direttamente ai cittadini, chiedendogli di raccontare come queste limitazioni influiscano sull'uso di internet e sulle abitudini quotidiane. Il capo della commissione Jessica Rosenworcel ha dichiarato: "Ora che usciamo dalla pandemia, ci sono molte lezioni da imparare su cosa ha funzionato e cosa no, specialmente riguardo quello che serve per rimanere connessi. Quando abbiamo bisogno di accedere a internet non pensiamo a quanti dati servono per completare quello che stiamo facendo, sappiamo solo che dobbiamo portare a termine un lavoro. È ora che la FCC valuti nuovamente come le limitazioni di dati impattano i consumatori e la concorrenza."