La maggior parte degli italiani sarà costretta ad acquistare una nuova Smart TV o un decoder entro il 30 giugno 2022 a causa del nuovo standard DVB-T2 abbinato al codec HEVC. In caso contrario non sarà possibile fruire delle trasmissioni televisive.
I dettagli di questo nuovo switch-off sono contenuti nel testo della Finanziaria 2018 che sarà approvata la prossima settimana. L'articolo n°89 dal titolo "Uso efficiente dello spettro e transizione alla tecnologia 5G" svela immediatamente a cosa si deve questa transizione: le frequenze della banda a 700 MHz dovranno essere abbandonate dalla TV a favore della tecnologia mobile di quinta generazione.
Di conseguenza, con una forte riduzione delle risorse trasmissive, l'unica soluzione è quella di affidarsi a standard più efficienti che comunque consentiranno di offrire altissima qualità video e audio.
Se ad esempio oggi un solo MUX (multiplex) può ospitare 5/6 canali in qualità standard o al massimo 2 canali HD 720p, secondo OFCOM il DVB-T2 con codec H.264 consentirebbe la trasmissione di 4 canali HD 720p (o 1080i). La contemporanea transizione al codec H.265 (HEVC) porterebbe il numero dei canali HD 720p a 11 oppure in alternativa cinque canali 1080p. Il tutto abbinato all'incremento prestazionale fornito dal DVB-T2, che raggiunge i 45.5 Mbit/sec contro i 24 Mbit/sec del DVB-T. infine bisogna ricordare che l'HEVC arriva a supportare l'8K e anche di più.
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La complessità di questa rivoluzione si può intuire anche dal lavoro di aggiornamento del Piano Nazionale Assegnazione Frequenze, che l'AGCOM dovrà completare entro il 31 maggio 2018.
Non sarà una passeggiata, anche perché emergerà sicuramente qualche criticità in seno ai broadcaster. Avranno tempo di adeguarsi tra il primo gennaio 2020 e il 30 giugno 2022 - una tempistica notevolmente ristretta, se si considera che per il primo switch-off vennero concessi 6 anni. Inoltre, come se non bastasse, gli operatori non potranno trasmettere contemporaneamente nei due standard. E questo vuol dire che una volta compiuto il salto dovranno rinunciare subito ai telespettatori rimasti indietro.
Il nodo principale comunque è legato alle TV. L'AGCOM stimava nel 2016 che le famiglie con "almeno un apparato ricevente con tecnologia DVB-T2 (indipendentemente dalla codifica supportata)" erano tra il 15% e il 25% circa. La percentuale potrebbe essere leggermente cambiata ma rimane il problema della codifica oggi tendenzialmente in MPEG 2 o MPEG 4, e domani obbligatoriamente HEVC. Per altro questa ultima richiede hardware dedicato, quindi non basterà un aggiornamento software.
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Insomma, per essere al passo coi tempi bisognerà prevedere l'acquisto di una TV o un decoder esterno. In tal senso il Governo ha pensato a una campagna di voucher da 25 milioni di euro l'anno a partire dal 2019, ma non è chiaro se per tutte le famiglie o solo le meno abbienti.
Complessivamente per i voucher si parla di 100 milioni di euro, che proverranno dall'incasso ottenuto dall'asta della banda 700 MHz. Il Governo lo stima in minimo di 2,5 miliardi di euro. Circa 1,75 miliardi finiranno nelle casse dello Stato, il resto sarà dedicato all'adeguamento impianti, indennizzi per operatori locali, contributi decoder e oneri per il MISE.
Rimane però la questione aperta dello standard HEVC che è nei prodotti entry-level è spesso a 8 bit, mentre la tecnologia di riferimento è a 10 bit (Main 10). Se i broadcaster decidessero per la versione più potente - e considerato il 2022 è quasi scontato - chi possiede quella inferiore potrebbe avere problemi di fruizione. Quindi attenzione a procedere con acquisti anticipati: i prodotti dovranno essere DVBT2 con HEVC 10 bit.
Sul mercato sono già disponibili decoder DVBT2 con HEVC ma sono 8 bit o 10 bit?