In Italia servono capitali per le startup
L'altro problema per chi apre una startup in Italia è la mancanza di fondi per finanziare le buone idee. "Negli Stati Uniti i fondi che investono su innovazione tecnologica hanno portafogli da miliardi di dollari e la singola persona in questi fondi può gestire uno o due miliardi di dollari da investire in aziende. In Italia il fondo più grosso che abbiamo credo che abbia una sessantina di milioni di euro: è chiaro come il livello di competitività internazionale sia svantaggioso per noi.
Negli Stati Uniti un'azienda appena nata riceve 10 o 20 milioni di dollari di finanziamenti, in Italia riceve 50 mila euro quindi quello che può fare l'azienda italiana è limitato. A questo si aggiunge, nel caso di D-Orbit, che pochi finanziatori italiani capiscono il settore Spazio, che fino a ieri era un mercato ristretto ai governi, e solo oggi sta iniziando pesantemente a diventare commerciale.
L'ultimo problema italiano ed europeo è la barriera psicologica dovuta all'età dell'azienda o dei suoi creatori. Capita spesso di sentirsi dire "non credo che sei capace di fare una cosa simile", sei troppo giovane: questo negli Stati Uniti non succede.
In ogni caso chi ha abbastanza determinazione ce la fa: Rossettini spiega che nonostante queste premesse "aziende italiane e europee ci hanno sempre incontrato e agli incontri c'erano numerose persone ad ascoltarci. Questo significa che da una parte c'è un po' di diffidenza nei confronti di un'azienda molto giovane, dall'altra c'è una grossa urgenza di risolvere un problema che probabilmente penalizza le attività di queste aziende".
D-Orbit ha vinto il Red Herring Top 100 Global Competition, per essere tra le 100 aziende al mondo più innovative e promettenti, oltre a numerosi altri riconoscimenti: è la dimostrazione che si può fare, se si è abbastanza determinati.