Il rover Curiosity in esplorazione su Marte ha individuato dei picchi nella concentrazione di metano nel cratere di Gale. I dati sono stati pubblicati su Science e sono stati presentati dagli scienziati della NASA durante il congresso di geofisica American Geophysical Union di San Francisco.
Non è la prova inconfutabile e definitiva dell'esistenza della vita sul Pianeta Rosso, ma è un indizio che motiva il proseguimento delle attività di ricerca. I dati sul metano emergono dalle costanti analisi dell'aria effettuate con lo strumento SAM (Sample Analysis at Mars). In quattro casi negli ultimi 20 mesi è stata rilevata una concentrazione del metano di circa 7 parti per miliardo, all'interno di una zona circoscritta. Sia prima che il rover arrivasse al cratere di Gale sia quando si è allontanato i valori sono scesi nuovamente, a un decimo di quelli indicati.
Sushil Atreya dell'Università del Michigan, membro del team scientifico di Curiosity, ha spiegato che "questo aumento temporaneo dei valori di metano, poi ridiscesi dopo il picco, indica che ci deve essere qualche fonte relativamente localizzata".
Cos'abbia prodotto i picchi sarà oggetto di ulteriori indagini. Le prime ipotesi sono che il metano possa provenire da un'attività geologica, sia generato da forme di vita batteriche mediante metanogenesi, oppure "dall'interazione tra acqua e roccia".
Il problema è che Curiosity non dispone di attrezzature adatte per analisi più avanzate. Per sciogliere l'enigma bisognerà attendere l'arrivo della sonda Exomars dell'ESA.