Nel settore delle criptovalute ci sono alcuni nomi che sono più ricorrenti di altri e si ripropongono anche su tematiche inizialmente molto distanti. Uno di questi nomi è quello di Gavin Wood, un informatico e ingegnere informatico britannico dietro a virtuosi e importanti progetti come Ethereum, Polkadot e Web3, solo per citarne alcuni.
Mentre Ethereum e Polkadot sono (quasi) due parole comuni o comunque facilmente riconoscibili in quanto associate direttamente all’ambiente della criptovalute, il Web3 non viene colto con lo stesso spessore mediatico come invece dovrebbe. Prima di capire a fondo di cosa si tratta e il suo funzionamento, capiamo prima che cos’è e quando è nato.
Le origini del Web3
Come suggerisce il nome, il Web3 è la terza iterazione del Web, ovvero la versione più avanzata ad oggi pensata. La prima generazione del web, che ha avuto inizio nel 1991 e si è diffusa fino agli inizi degli anni 2000, era caratterizzata da siti completamente statici. Questi siti, creati da esperti webmaster, erano principalmente informativi e contenevano contenuti aziendali e amatoriali, trasmessi tramite un file system statico. Gli utenti fruivano di queste informazioni in modo passivo, simile alla lettura di brochure digitali.
La struttura della prima versione del web rimane ancora oggi sostanzialmente intatta e si basa sul concetto di computer autonomo. Questo significa che la maggior parte dei dati è ancora archiviata e gestita centralmente su server istituzionali, locali o remoti, o direttamente sui nostri computer. Con l'introduzione del Web 2.0 a partire dal 2001, c'è stato un ulteriore accentramento del controllo della rete nelle mani di un ristretto numero di grandi aziende tecnologiche, come Google, Microsoft, Amazon e Facebook. Sebbene la rete sia diventata molto più interattiva, partecipativa e sociale, permettendo interazioni su scala mondiale, ogni rapporto continua a essere mediato da piattaforme centralizzate.
Nella situazione attuale, nella configurazione del Web2, è impossibile definire internet come qualcosa stateless, in quanto non esiste un meccanismo nativo che consenta di archiviare le credenziali, o le azioni, di chi agisce sul web. L’introduzione dei cookie ha solo marginalmente tamponato questa necessità, dal momento che i dati raccolti stessi finiscono ugualmente nelle mani delle big tech, rendendo internet non così libero e privo di vizi (come la vendita di pubblicità mirate basate, proprio, sui nostri cookie ovvero le preferenze personali).
La nascita del Web3
Come fare quindi per avere un web trasparente e indipendente? Semplice, creare una rete pubblica, condivisa e decentralizzata progettata sulla blockchain, con il nome di Web3.
L’espressione Web3 è stata espressamente coniata nel 2014 dalla mente di Gavin Wood, il volto dietro Polkadot e numerosi altri progetti di rilievo. Il Web3 rappresenta la realizzazione di un web che non si basa più sulla tradizionale struttura client/server, ma che utilizza una rete blockchain per archiviare tutti i dati. Questo approccio elimina la necessità di riporre la nostra fiducia in un’autorità centrale, una big tech del caso, distribuendo invece la gestione dei dati su una rete decentralizzata, garantendo maggiore sicurezza e trasparenza.
Perché la blockchain e non qualsiasi altro sistema?
La tecnologia della blockchain permette di utilizzare una rete di nodi per validare e memorizzare le transazioni eseguite da ciascun partecipante in modo decentralizzato. Grazie all'immutabilità delle informazioni registrate nei blocchi, questa tecnologia fornisce uno storico inalterabile delle azioni di ogni utente, garantendo al contempo sicurezza e trasparenza.
In questo sistema, i dati vengono conservati permanentemente sotto forma di blocchi di transazioni collegati tra loro in modo sequenziale creando un sistema che li rende immutabili, accessibili a tutti e costantemente aggiornati.
La flessibilità del Web3 e i suoi scenari
La blockchain è una tecnologia che funge da registro distribuito e condiviso a livello globale; questo la rende uno degli strumenti più potenti a nostra disposizione oggi, soprattutto in termini di trasparenza, sicurezza e privacy. Applicare questa tecnologia al web potrebbe rivoluzionare radicalmente il modo in cui vengono gestiti i dati, le informazioni personali e i contenuti che condividiamo.
Introdurre la blockchain nel sistema significa creare un’infrastruttura di governance completamente nuova. Non ci sarà più bisogno di affidare i nostri dati a intermediari o enti centrali che ne detengono il controllo, ma potranno essere archiviati in più copie su una rete blockchain di computer peer-to-peer, creando una sorta di sistema operativo universale.
Qual è l'obiettivo principale di questo cambiamento di paradigma? Restituire il web agli utenti, permettendo loro di avere il controllo completo sulla gestione dei propri dati. Non solo questo però, il Web3 è di particolare utilità anche nell'ambiente gaming, per i real world asset e, come anticipato, per la finanza.
Polkadot e l’ecosistema del Web3
Polkadot è una piattaforma blockchain di nuova generazione progettata per supportare un ecosistema Web; lanciata da Gavin Wood, il ruolo di Polkadot è quello di creare un'infrastruttura per un web decentralizzato (Web3).
Polkadot permette grazie alle blockchain indipendenti, le parachain, di comunicare e scambiarsi informazioni in modo sicuro, scalabile e interoperabile.
La missione di Polkadot può essere suddivisa in punti chiave:
- interoperabilità: Polkadot consente la comunicazione tra diverse blockchain, permettendo loro di lavorare insieme in modo sicuro e senza fiducia. Questo è cruciale per creare un ecosistema decentralizzato dove le applicazioni possono sfruttare le capacità di più blockchain;
- scalabilità: Polkadot mira a risolvere i problemi di scalabilità delle blockchain tradizionali. La sua struttura permette di elaborare più transazioni simultaneamente attraverso le sue parachain, riducendo la congestione della rete e migliorando le prestazioni complessive;
- sicurezza condivisa: le blockchain che si collegano a Polkadot possono beneficiare della sicurezza condivisa della rete. Questo significa che le parachain possono avere sicurezza robusta senza dover stabilire il proprio set di validatori indipendenti;
- governance on-chain: Polkadot ha un sistema di governance on-chain (OpenGov, ogni utente può sentirsi il vero protagonista) che consente ai partecipanti della rete di votare su proposte e cambiamenti al protocollo. Questo sistema democratico aiuta a mantenere il protocollo aggiornato e a rispondere alle esigenze della comunità;
- innovazione: La struttura modulare permette agli sviluppatori di creare nuove blockchain facilmente, personalizzando le funzionalità in base alle esigenze specifiche delle loro applicazioni.
Polkadot si posiziona come una delle infrastrutture chiave per la realizzazione del Web3, promuovendo l'interoperabilità, la scalabilità e la sicurezza tra diverse blockchain, e facilitando lo sviluppo e la crescita delle applicazioni decentralizzate.
Come cambierà il Web?
Con l'introduzione di un web basato sulla tecnologia blockchain (e quindi su Polkadot), non sarà più necessaria la presenza di un ente terzo per la gestione dei dati. Questo significa che non avremo più bisogno di credenziali separate per accedere ai vari servizi. Invece, potremo usare un'unica identità digitale che ci permetterà di navigare sul web in modo certificato, autonomo e sicuro, tutelando la nostra privacy.
Il mondo digitale consente la replicabilità infinita di beni, documenti e immagini; con l’utilizzo di una blockchain, gli asset digitali possono acquisire caratteristiche di unicità e non riproducibilità. Questo permette di proteggere e documentare in modo sicuro l'originalità, la proprietà, la storia e quindi il valore di questi beni.
Un aspetto fondamentale del Web3 è la possibilità di instaurare rapporti peer-to-peer autentici a differenza di quanto avviene ora. Ad esempio, le transazioni bancarie online coinvolgono sempre la banca, che può accettare, bloccare o richiedere spiegazioni sulle transazioni. Con il Web3, queste operazioni potranno avvenire direttamente tra utenti senza la necessità di un intermediario.
La gestione decentralizzata del Web3 garantisce un livello di sicurezza superiore rispetto al web attuale. Oggi, per compromettere i dati su un server basta trovare il punto debole del sistema di sicurezza. Il Web3, invece, grazie alla blockchain, è distribuito: qualsiasi tentativo di manomissione dovrebbe colpire simultaneamente molteplici nodi distribuiti in modo uniforme su tutta l'applicazione. Questo rende estremamente difficile, se non impossibile, riuscire a violare il sistema.
L'idea di un web decentralizzato nasce dall'esigenza di restituire agli utenti il pieno controllo sui propri dati e sulla propria identità digitale. In questo contesto, la tecnologia blockchain con l'ausilio di Polkadot fornisce strumenti che permettono agli utenti di mantenere la privacy e il controllo sulla propria identità, riducendo o eliminando la necessità di dipendere da intermediari.
Anche se c'è ancora molta strada da fare per realizzare appieno il Web 3.0, questo nuovo paradigma rappresenta un'evoluzione significativa e rivoluzionaria del web. È destinato ad avere un impatto notevole non solo sugli utenti, ma anche sulle aziende e sulle istituzioni pubbliche che quotidianamente si affidano a internet per i loro servizi.