INTERVISTA

Come i social network manipolano la sessualità | Intervista

Con Martina Truppo, psicoterapeuta sistemico relazionale, analizziamo come i giovani di oggi vivono la sessualità e quale impatto hanno i social network.

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a cura di Andrea Maiellano

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Oggi parliamo di sesso, o meglio del modo in cui oggi viene percepita la sessualità dai più giovani e di come, i vari social network, hanno cambiato la percezione di quest'ultima. Basta parlare con qualcuno di più giovane, per comprendere quanto tutti siano stressati perché devono avere prestazioni incredibili per non sentirsi dei falliti.

Sotto a questo cappello, apparentemente goliardico, si nasconde un discorso molto serio che vogliamo fare assieme a Martina Truppo, psicoterapeuta sistemico relazionale e sessuologa del team di Unobravo.com, con il quale in passato discutemmo di come prevenire la dipendenza da lavoro.

Per chi non ne avesse mai sentito parlare prima, Unobravo.com offre un servizio di psicologia online e trova le psicologhe, e gli psicologi, online più adatti alle esigenze specifiche delle persone, tra oltre 7.000 professionisti, per una terapia psicologica online che valorizzi al massimo la qualità dell'esperienza terapeutica. Basta visitare il sito, eseguire il test (totalmente confidenziale) per comprendere le necessità del futuro paziente, e il portale offrirà una scelta mirata sui professionisti migliori con cui confrontarsi.

Tornando a Martina Truppo, con lei affronteremo diversi argomenti, partendo dall'influenza che i social network hanno sulla percezione del proprio corpo, fino a giungere a come il facile accesso alla pornografia abbia mutato la percezione del sesso nelle generazioni più giovani.

Andrea Ferrario
I giovani d'oggi percepiscono la sessualità in maniera differente rispetto alle generazioni precedenti? 
Andrea Ferrario
Martina Truppo
Sì, sicuramente rispetto alle generazioni passate, anche solo a quella immediatamente precedente, i giovani di oggi vivono la sessualità con maggiore libertà. Si concedono molte più esperienze, e ci sono molti meno tabù legati al sesso, soprattutto per quanto riguarda il femminile. C’è, diciamo, anche una maggiore apertura verso tutto ciò che riguarda il mondo del porno, e in generale verso le tematiche LGBTQ+. Se pensiamo, ad esempio, a solo trent’anni fa, parlare di omosessualità era qualcosa di molto delicato e complesso. Oggi, invece, i giovani, in particolare quelli della Generazione Z, sono decisamente più aperti, su questo non c’è dubbio
Martina Truppo
Andrea Ferrario
Quanto pensi che i social network abbiano contribuito a cambiare in modo radicale il modo in cui i giovani percepiscono la sessualità, il proprio corpo e l’immagine di sé? Possiamo davvero attribuire a questi strumenti una parte di responsabilità in questa trasformazione culturale e sociale?
Andrea Ferrario
Martina Truppo
Diciamo che mi piace considerare due aspetti legati a questa responsabilità, chiamiamola così. C’è sicuramente un aspetto positivo: grazie ai social media c’è stata una maggiore liberalizzazione della sessualità. L’apertura di cui parlavo prima si riflette oggi nel fatto che esporsi, mostrare il proprio corpo, non è più qualcosa di spaventoso o da condannare, ma è diventato qualcosa di molto più normalizzato. Allo stesso modo, parlare di sesso, di sessualità o di problematiche legate alla sfera sessuale è sempre più comune. Basti guardare Instagram o, soprattutto, TikTok: ci sono moltissimi contenuti che trattano anche temi legati alla prevenzione o che offrono supporto nell'affrontare determinate difficoltà. Questa è sicuramente la parte positiva. 
Poi c’è un altro lato, che non definirei necessariamente negativo, ma che merita attenzione: riguarda l’uso improprio dei social, soprattutto da parte dei più giovani, che spesso non hanno ancora piena consapevolezza del peso e delle conseguenze che certe esposizioni possono comportare, anche in ottica futura. In questo senso, i social a volte mettono a rischio le persone. Pensiamo ad esempio al fenomeno del revenge porn: video girati con leggerezza, magari all’interno di una relazione, nella convinzione che non verranno mai divulgati. E invece, purtroppo, ci sono stati casi in cui questi contenuti sono stati pubblicati, con conseguenze molto gravi.
Martina Truppo
Andrea Ferrario
Considerando l'impatto dei social media, in particolare sulla percezione del copro e l'immagine di sé nei giovani, e specialmente nelle ragazze, si pone una problematica legata all'età riguardo all'esposizione e alla mercificazione del proprio corpo online?
Andrea Ferrario
Martina Truppo
Sì, sicuramente l'accesso ai social e al cellulare oramai avviene in età molto precoce. Tempo fa lessi un articolo che riportava che addirittura, mi sembra, 9 bambini su 10, oggi, hanno già un cellulare in prima elementare. Io ho 32 anni e ho avuto il mio primo cellulare in seconda media, più o meno, quindi capiamo che c'è un divario molto ampio rispetto al passato. Accesso al cellulare significa accesso ai social, nonostante questi ultimi abbiano teoricamente un limite d'età per l'iscrizione, che viene comunque tranquillamente aggirato. L'esposizione a certi contenuti, soprattutto quelli legati all'immagine corporea, in età pre-adolescenziale o adolescenziale, quando non sono fruiti con consapevolezza, può influenzare negativamente le giovani generazioni. A 13-14 anni si attraversano fasi di cambiamento profondo, sia mentale che fisico, si costruisce l'identità e si è molto fragili e suscettibili ai messaggi che vengono inviati, come quelli relativi al dimagrimento o all'ottenimento di un determinato fisico, con il rischio, purtroppo, di sfociare in disturbi alimentari. Bisogna quindi fare molta attenzione quando si dà un dispositivo ai propri figli, capire che tipo di uso ne fanno e magari utilizzare i controlli parentali, i blocchi, se possibile, quando sono molto piccoli, per evitare un'esposizione eccessiva a contenuti inadeguati o la pubblicazione di contenuti inappropriati. Magari utilizzare quei parental control, che in tanti ignorano specialmente con gli adolescenti, potrebbe aiutare parecchio a controllare l'esposizione dei più giovani a determinate tematiche.
Martina Truppo
Andrea Ferrario
Alla luce dei rischi psicologici per i pre-adolescenti derivanti dall'accesso precoce a modelli corporei irrealistici sui social media, possiamo affermare con certezza il nesso tra l'esposizione a tali contenuti e l'insorgenza di disturbi psicologici? E quali strategie concrete dovrebbero adottare i genitori: divieto, spiegazione o accompagnamento consapevole?
Andrea Ferrario
Martina Truppo
Direi decisamente l'ultima opzione, ovvero accompagnare i giovanissimi in questa esplorazione. Vietare totalmente l'uso del cellulare a un figlio in età pre-adolescenziale significa anche estrometterlo in parte dalla socialità stessa. Oggi, anche la socializzazione è cambiata e passa attraverso i dispositivi. Proibire l'uso del cellulare a un figlio significa isolarlo. Quindi, non vietare assolutamente, ma rimanere attenti e vigili, senza allarmare o allarmarsi, per capire, come dicevo prima, che tipo di utilizzo il proprio figlio fa del cellulare. È fondamentale guidare, spiegare e discutere di ciò che si può vedere online. Prima hai parlato di modelli, di tipologie di modelli. In psicologia, li definiamo modelli disfunzionali, cioè modelli che non sono in qualche modo funzionali alla crescita psicologica e al benessere, che possono essere distorti. Purtroppo, sui social esistono modelli distorti di molte cose e, se non debitamente spiegati e contestualizzati, possono portare anche a sviluppare credenze errate su quell'argomento, false credenze che poi possono condurre, parlo sempre al condizionale perché non è un'equazione perfetta, anche allo sviluppo di disturbi alimentari, disturbi d'ansia e disturbi depressivi.
Martina Truppo
Andrea Ferrario
Considerando la crescente "economia dell'immagine personale" e la facilità con cui i giovani, specialmente attraverso piattaforme come OnlyFans, possono monetizzare il proprio corpo, quali motivazioni profonde, al di là del mero guadagno economico, spingono questa tendenza, e come si discosta la percezione di questa attività tra le diverse generazioni?
Andrea Ferrario
Martina Truppo
Non esiste una risposta univoca e precisa a questa domanda. Direi che si tratta di una serie di fattori che hanno portato a questo fenomeno sociale, che definirei un vero e proprio fenomeno generazionale. Innanzitutto, mi porrei un'altra domanda, prima di tutte le tue giustissime osservazioni: come mai le generazioni di oggi sentono il bisogno di guadagnare determinate cifre, e di farlo anche in giovanissima età? Sembra quasi che si brucino le tappe. L'accesso a questa piattaforma, OnlyFans, è ufficialmente riservato ai maggiorenni, quindi oltre i 18 anni, ma sappiamo che purtroppo non è sempre così. Quindi, mi chiedo con curiosità come mai una ragazza di 15-16 anni si trovi oggi ad adottare questa opzione che, comunque, non ha nulla di male o di cattivo in sé, nulla di propriamente legato alla prostituzione, a mio avviso. La prostituzione è qualcos'altro, questo è un mio parere personale. Il rischio che però intravedo è che, essendo appunto giovani per usufruire di questa piattaforma, non so se siano pienamente consapevoli del peso che questa cosa ha e se, magari, in un'età più adulta, saranno sempre convinti di ciò che hanno fatto. Purtroppo, quando un'immagine viene messa sui social, questo è un dato di fatto, non è più completamente nostra, ma anche del social network. Quindi, anche se la si cancella, quell'immagine rimane, è proprietà di Instagram, di TikTok, di OnlyFans, e questo è un aspetto su cui riflettere: "voglio che quest'immagine, questo video, rimanga disponibile in futuro?" Ovviamente, c'è anche l'aspetto economico, come dicevi tu, dove il guadagno facile attira, visto che comunque si possono ottenere anche entrate importanti.
Martina Truppo
Andrea Ferrario
Chi intraprende la strada della monetizzazione del proprio corpo online, attratto da guadagni facili e dal riconoscimento sociale immediato, potrebbe farlo anche per dei risvolti psicologici dell'ambiente che lo circonda? Magari aprire un OnlyFans perché consigliati da una persona, o perché in cerca di auto-stima o come semplice modo per mostrarsi come non si è realmente.
Andrea Ferrario
Martina Truppo
Allora sì, sicuramente possono esserci. La gravità di questi risvolti varia a seconda della persona. Un individuo più fragile, magari con una bassa autostima o con vissuti anche traumatici legati al bullismo, può cadere più facilmente, per esempio, in depressione. Cosa succede quando l'immagine che ho di me non mi piace, riflessa nello specchio o percepita attraverso gli altri? Si crea una sorta di contrasto fortissimo: 'Vorrei essere così... ma non lo sono', 'Il messaggio che ho lanciato non corrisponde a chi sono'. Questa crisi identitaria può portare sì ad aspetti depressivi, ma più in generale anche a tanta ansia, che purtroppo è molto diffusa tra i giovani e i giovani adulti.
Martina Truppo
Andrea Ferrario
Considerando la crescente esposizione dei giovani al web e ai social media, in che misura questa realtà distorta può modificare la loro percezione di sé e influenzare negativamente la formazione della loro autostima e identità?
Andrea Ferrario
Martina Truppo
Ma no, più che distorta, vivono in una realtà troppo permeabile. Prova a pensare all'individuo e alla società come separati da un velo, un velo che permette il passaggio di contenuti dentro e fuori. Quindi, è naturale essere in qualche modo influenzati dalla società perché ci si deve confrontare con essa. Tuttavia, oggi c'è un'eccessiva permeabilità: la società definisce l'individuo, e questo non va bene. Il percorso di identificazione dovrebbe avvenire soprattutto attraverso una scoperta personale che l'individuo fa crescendo, entrando in contatto con il mondo esterno, certo, ma anche mettendosi molto in discussione. Oggi, quello che accade è che la società dice "io chi sono", e quindi si arriverà a un certo punto in cui necessariamente non ci si riconosce più, perché: "si è ciò che la società ha detto di essere, o si è qualcos'altro?" E quando questa domanda emerge, può scatenare una crisi d'identità e far sentire "fuori posto" la persona.
Martina Truppo
Andrea Ferrario
Quali domande cruciali dovrebbero porsi le ragazze più giovani, attratte dalla visibilità e dalle opportunità offerte dai social media e da piattaforme come OnlyFans, prima di esporre la propria immagine online in modo potenzialmente permanente e con possibili ripercussioni future?
Andrea Ferrario
Martina Truppo
Suggerirei di chiedersi quali siano le implicazioni e le conseguenze a breve, ma soprattutto a lungo termine, di questa scelta, e se si sentano pronte ad assumersene la responsabilità. Qualora fossero consapevoli di ciò che potrebbe accadere e volessero comunque procedere, sono assolutamente libere di farlo. Se invece hanno dei dubbi, non sono convinte, e soprattutto se lo fanno per scopi che vanno oltre il guadagno, come l'approvazione, il sentirsi belle o accettate, ci sono altri modi per ottenere questi risultati che non comportano implicazioni così complesse. Non voglio demonizzare OnlyFans, assolutamente, ma è un dato di fatto che presenti dinamiche un po' più delicate. E mi permetto di aggiungere che queste domande devono porsele anche i ragazzi, perché si vive nella credenza distorta che questo fenomeno riguardi solo le donne e le ragazze, mentre in realtà coinvolge anche i ragazzi. Anche a loro rivolgo l'invito a una riflessione profonda prima di agire e prima di pubblicare. Quando si pubblica qualcosa sui social, non è più completamente proprio, bisogna pensarci bene.
Martina Truppo
Andrea Ferrario
L'accesso massiccio e facilitato a materiale erotico e pornografico online, reso possibile dalla diffusione di internet e dei dispositivi digitali, come ha modificato la percezione della sessualità e del corpo per le diverse generazioni, quali benefici e quali problematiche ha introdotto rispetto al passato in cui tale accesso era limitato?
Andrea Ferrario
Martina Truppo
Allora, parto sempre dagli aspetti positivi. Ciò che di buono è emerso è, un po' come per i social media, la normalizzazione e la diffusione di una maggiore libertà legata alla sessualità, soprattutto per quanto riguarda alcune pratiche e alcuni tabù sul sesso. Se si naviga su un sito pornografico, si trova di tutto. E questo può far sentire più 'normali', passami il termine, se magari si hanno delle particolari inclinazioni sessuali. La presenza di milioni di video su quell'argomento può rassicurare. Quindi, questo è un aspetto molto positivo. Ha anche aumentato la conoscenza di diverse forme di sessualità, anche se non si tratta propriamente di educazione sessuale, perché imparare tramite la pornografia non è del tutto corretto. Però, diciamo che offre un'immagine di ciò che potrebbe essere e accadere. Di contro, purtroppo, spesso fornisce un'immagine distorta, molto distorta, della sessualità. Questo ha provocato un forte aumento dell'ansia da prestazione legata al sesso nei giovanissimi, soprattutto nel genere maschile. Molti ragazzi oggi soffrono di ansia da prestazione, anche a causa di un uso importante di pornografia, che confonde molto le idee su cosa sia il sesso, cosa ci si debba aspettare e cosa si debba fare.
Martina Truppo
Andrea Ferrario
Di fronte all'evoluzione rapida dei media e della tecnologia che hanno sdoganato la sessualità online, e considerando una potenziale staticità dell'educazione sessuale e della consapevolezza sociale su questi temi, ritieni che sia necessario un analogo sdoganamento a livello sociale e scolastico per affrontare le nuove dinamiche e sfide?
Andrea Ferrario
Martina Truppo
Sì, assolutamente. La società, a mio avviso, deve essere chiamata a questo compito. Non possiamo, come per i social, vietare l'accesso alla pornografia ai giovani, ma possiamo fare un'altra cosa molto più importante: fornire un'informazione corretta. E questa informazione va data nelle scuole, per ovvi motivi, e anche nelle famiglie, facendo un lavoro di sensibilizzazione sui genitori riguardo a cosa significhi parlare di sesso con i propri figli e fornire loro informazioni accurate. Bisognerebbe poi implementare progetti nelle scuole che permettano di affiancare a ciò che i ragazzi vedono su internet una versione realistica e corretta di ciò che accade sotto le lenzuola tra due persone.
Martina Truppo
Andrea Ferrario
Nella tua esperienza clinica, quali sono le problematiche psicologiche legate alla sessualità che riscontri più frequentemente tra i giovani, al di là dell'ansia da prestazione maschile di cui mi hai accennato?
Andrea Ferrario
Martina Truppo
Confermo al 100% l'ansia da prestazione maschile, che a volte può sfociare anche in disfunzione erettile: l'ansia è talmente forte che il corpo si blocca, portando a questo problema. Per quanto riguarda le ragazze e le donne, esiste una forma di ansia da prestazione che, a mio avviso, si manifesta più come una ricerca di approvazione. Devono rispecchiare un modello di donna che sia provocante ma non troppo, piacevole ma non eccessivamente, un "po e un po'', il che porta le ragazze a sperimentare una notevole ansia nel sesso, perché anche per loro si tratta di corrispondere a una prestazione di un certo tipo, cosa che ovviamente non sempre riesce.
Martina Truppo
Andrea Ferrario
Quindi si tratta di una sorta di ansia da "emulazione"? Ovvero dal non voler tradire delle aspettative ipotetiche?
Andrea Ferrario
Martina Truppo
Purtroppo sì, c'è un'emulazione, non al 100%, ok, però l'immagine che propongono i porno è quella di un sesso perfetto che, per i maschi, si traduce in prestazioni elevatissime, sempre a ritmo incalzante, mentre per le ragazze nel fare, e subire, determinate pratiche in determinati contesti. E poi c'è sempre, sempre, sempre l'orgasmo, quello non manca mai, e se non c'è, hai fallito. E se ci hai fatto caso, non vale lo stesso per le ragazze: nei video porno, nella maggior parte di questi, il maschio raggiunge l'orgasmo, la donna tendenzialmente no, e questo crea un'aspettativa nella sessualità, ovvero che il maschio deve avere l'orgasmo, la donna anche no, libera scelta, insomma. Quindi, la prendiamo a ridere, ma in realtà fa anche un po' piangere, soprattutto per noi donne. E quindi, insomma, si crea questa aspettativa che poi si replica nella realtà. Infatti, ho tante pazienti che, per esempio, lamentano questa difficoltà nel raggiungimento dell'orgasmo e poi alzano una sorta di bandiera bianca, dicendo 'Vabbè, forse non è importante', e i maschietti che alla prima défaillance pensano 'Oddio, ho fallito, non sono buono, mi ritiro dalle scene'.
Martina Truppo
Andrea Ferrario
Al di là del generico invito all'autenticità, quali strategie pratiche e consigli specifici potresti offrire per affrontare le problematiche psicologiche legate alla sessualità, in particolare quelle acuite dall'esposizione a modelli irrealistici online?
Andrea Ferrario
Martina Truppo
Allora, innanzitutto consiglio di non fare di tutta l'erba un fascio: un episodio di défaillance, o un mancato orgasmo, possono capitare, succede. Il sesso non è qualcosa di lineare, fluttua, a seconda della giornata, del periodo, della persona che si ha di fronte. Il vostro corpo vi parla, quindi ascoltatelo, non ignorate i segnali, datevi tempo. So che è complicato, soprattutto in un'avventura occasionale dove non si vuole fare brutta figura, o anche con partner stabili quando si crea questo problema. Non correte, datevi tempo. Altra cosa per quanto riguarda la pornografia: mettete sempre in discussione ciò che state guardando, provate a guardare le cose da un'altra prospettiva e, se avete dei dubbi, chiedete. Andate da chi se ne intende, che sia una figura adulta o, in realtà, anche su internet, se si utilizzano i portali corretti, ci sono informazioni giuste per capire come funziona la sessualità. Informatevi non solo sulla vostra, aggiungerei, ma anche su quella dell'altro sesso. Questo è importante.
Martina Truppo
Andrea Ferrario
Considerando le diverse generazioni di genitori, dai più tradizionalisti ai più giovani e aperti, quali significative differenze riscontri nel loro approccio all'educazione sessuale dei figli, e quali consigli pratici potresti offrire a genitori di ogni età per affrontare al meglio questo delicato aspetto?
Andrea Ferrario
Martina Truppo
Allora, di solito nei genitori più "vecchio stampo" riscontro o allarmismo, quindi un 'oddio mio figlio fa sesso, com'è possibile?', oppure, purtroppo, e non so se sia peggio, silenzio, si fa finta di niente. Entrambe le opzioni non sono proprio l'ideale, come puoi immaginare, perché allarmare significa trasmettere ansia, così come non parlarne impedisce la discussione, la messa in discussione e la trasmissione di informazioni corrette. A seconda della propria sensibilità genitoriale, direi che la scelta migliore è sempre parlarne o fornire al figlio gli strumenti per accedere a una conoscenza di qualche tipo. Faccio un esempio: io mamma non mi sento a mio agio a parlarne, però so che il papà lo sarebbe di più, e quindi coinvolgo il papà, o la zia, lo zio, adulti di riferimento più giovani. Soprattutto, cerco di non agitarmi perché non c'è nulla di cui agitarsi: i figli a un certo punto crescono, si fanno la propria vita e fanno anche sesso, com'è normale che sia, anzi, come bene che sia.
Martina Truppo
Andrea Ferrario
A questo punto aggiungerei io che, forse, oggi dovrebbe essere più semplice perché non è più come anni fa che era un discorso tabù? Quindi probabilmente anche i figli sono molto più predisposti perché non è così imbarazzante come magari poteva sembrare in passato, o mi sbaglio?
Andrea Ferrario
Martina Truppo
Assolutamente no. Non ti sbagli!
Martina Truppo

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