La tecnologia italiana a bordo di Rosetta abbonda. In particolare sull'orbiter ci sono due strumenti italiani e uno con compartecipazione italiana. Il primo è VIRTIS, uno spettrometro a immagine nel visibile e nel vicino infrarosso con due canali ad alta risoluzione spettrale e di imaging e un altro canale ad alta risoluzione spettrale ma senza imaging.
Nel primo caso consente di avere la fotografia di un oggetto e la composizione spettrale per ogni pixel dell'oggetto; nell'altro invece lo spettro medio di quello che viene inquadrato. Sono strumenti dedicati a indagare la composizione superficiale della cometa, ossia la chioma, la coda e la superficie ghiacciata. Informazioni da iniziare a raccogliere prima che la cometa arrivi troppo vicina al Sole e inizi a sublimare, avvolgendo il suo nucleo con la caratteristica chioma.
VIRTIS è stato pensato dalla ricercatrice Angioletta Corradini all'INAF, Istituto Nazionale di Astrofisica, e realizzato dall'ASI con un contratto industriale alla Selex ES di Firenze (azienda del gruppo Finmeccanica).
Il secondo strumento italiano è Giada, che è stato prezioso per misurare la quantità di polveri e di particelle intorno alla cometa, e calcolare come aumentano man mano che la cometa si avvicina al Sole. È grazie a questo strumento che è stato possibile fare uno screening di tutta la fase di sublimazione, e di emissione delle particelle anche solide. Giada è stato pensato all'Osservatorio di Napoli Capodimonte e realizzato sempre con un contratto gestito dall'ASI, dalla stessa azienda.
L'Italia ha inoltre partecipato alla costruzione di Osiris, la fotocamera di bordo. Nel Belpaese è stato fatto il grandangolo, mentre il narrow angle è fatto in Francia, e il tutto è integrato in Germania. La wide angle camera di Osiris è stata realizzata integralmente presso l'Università di Padova con un intervento diretto del consorzio interuniversitario CISAS per le scienze spaziali. Ci sono state partecipazioni industriali da parte di piccole aziende per le parti meccaniche.
Non è finita qui, perché come molti ricorderanno oltre all'orbiter Rosetta la missione prevedeva anche il lander Philae, sganciato sulla cometa il 12 novembre 2014. Uno dei componenti che avrebbero dovuto partecipare più attivamente alle indagini scientifiche è stato l'italiano SD2 (Drill, Sample and Distribution Device), il trapano che aveva il compito di perforare la superficie cometaria. Si tratta di fatto del primo trapano spaziale che abbia mai volato su una sonda interplanetaria. Il suo compito avrebbe previsto la raccolta di campioni dalla superficie e il loro trasferimento nel laboratorio di bordo (simile a quello di Curiosity per intenderci) per le analisi. Il Principal Investigator di questo strumento di avanguardia fu la professoressa Amalia Ercoli-Finzi del Politecnico di Milano, la progettazione fu a cura della Tecnospazio S.p.A. (ora Selex ES S.p.A.), e la costruzione fu appaltata a Tecnomare S.p.A con il coordinamento e il finanziamento dell'Agenzia Spaziale Italiana.
Inoltre per il lander abbiamo prodotto i pannelli solari, appaltati all'azienda FIAR, successivamente confluita nella Selex di Milano.
Tutti i componenti descritti sono stati gestiti direttamente dall'Agenzia Spaziale Italiana; ci sono poi altri componenti di Rosetta che sono stati realizzati in Italia, ma dietro gare di appalto assegnate e curate direttamente dall'Agenzia Spaziale Europea.