Caso Android: Google e Microsoft ancora ai ferri corti

Google torna ad attaccare Microsoft, spiegando di aver rifiutato l'offerta di acquisto congiunta dei brevetti Novell perché si trattava di un tranello. Microsoft rimane sui fatti e risponde. È la parola di uno contro quella dell'altro. Insomma, solo schermaglie.

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a cura di Manolo De Agostini

Il botta e risposta tra Google e Microsoft continua. Nella giornata di ieri il colosso di Mountain View aveva attaccato duramente Microsoft e Apple per quello che, a dire dei vertici dell'azienda, sarebbe un attacco coordinato e premeditato ad Android per frenarne l'espansione (Google: Apple e Microsoft insieme contro Android).

Google ha citato le ultime due acquisizioni di brevetti, Novell e Nortel, affermando che si tratta di casi che evidenziano chiaramente l'inciucio in atto tra Ballmer e Jobs. Microsoft ha successivamente risposto, sbugiardando il dirigente di Google attraverso la pubblicazione di uno scambio di email in cui si chiedeva alla casa di Mountain View di partecipare a un'offerta di acquisto congiunta. Una mano tesa che Google non ha voluto stringere.

Dopo alcune ore di dibattito in Rete su chi delle due parti avesse torto o ragione, è arrivata la nuova dichiarazione di Google. David Drummond, dirigente di primo piano del dipartimento legale, ha aggiornato il proprio post sul blog ufficiale aggiungendo quanto segue.

"Non è una sorpresa che Microsoft voglia distogliere l'attenzione pubblicando falsità, sfuggendo alla sostanza delle accuse rivolte. Se ci pensate è lampante il motivo per cui abbiamo rifiutato l'offerta di Microsoft. L'obiettivo della casa di Redmond era evitare che Google e i produttori di dispositivi Android entrassero in possesso di brevetti che avrebbero potuto usare per difendersi dai loro attacchi".

"Un'acquisizione congiunta dei brevetti di Novell che dà a tutte le parti una licenza avrebbe eliminato qualsiasi protezione che queste proprietà intellettuali avrebbero potuto offrire ad Android dagli attacchi di Microsoft e i suoi partner.  Far sì che non potessimo avvalerci di quei brevetti per difendere Android - e farci pagare per questo privilegio - doveva essergli sembrata una strategia ingegnosa. Non ci siamo cascati".

"In definitiva, il Dipartimento di Giustizia (DOJ) è intervenuto, costringendo Microsoft a vendere i brevetti acquistati ed esigendo dal gruppo vincitore (Microsoft, Oracle, Apple, EMC) una licenza per la comunità open source, cambiamenti che secondo il DOJ erano "necessari per proteggere la concorrenza e l'innovazione nella comunità del software open source" (qui il testo, NdR). Questo conferma solo il nostro punto di vista: i concorrenti stanno combattendo una guerra di brevetti contro Android e lavorano insieme per impedirci di ottenere proprietà intellettuali che ci potrebbero aiutare a riequilibrare la bilancia".

Tutto finito? Neanche per sogno. Microsoft ha risposto nuovamente - sempre via Twitter. Frank Shaw, capo delle comunicazioni corporate, ha pubblicato i seguenti messaggi.

"Abbiamo offerto a Google l'opportunità di fare un'offerta con noi per i brevetti Novell e hanno detto di no. Perché? Volevano acquistare qualcosa che potessero usare per rivalersi contro qualcun altro. Collaborare con altri e ridurre la responsabilità sui brevetti nell'industria è qualcosa a cui non vogliono partecipare".

In definitiva nuove accuse, che però non spostano di un millimetro la situazione. Per ora, eliminando dal contesto i discorsi delle due parti, di sostanziale abbiamo una email in cui Microsoft chiede a Google di partecipare all'offerta. Che fosse un coltello affilato camuffato da ramoscello d'ulivo lo afferma la casa di Mountain View, ma è chiaro che è la sua parola contro quella di Microsoft. 

A meno che non saltino fuori prove della cospirazione di Microsoft e Apple, allora rimangono ipotesi e impressioni, più o meno giuste, che ognuno di noi si può fare. L'impressione è che il coltello dalla parte del manico ce l'abbia Microsoft, almeno dal punto di vista dell'immagine: quella email vale molto.

Se Google vuole evitare di fare la figura della "piagnona" non le resta che provare le sue accuse o passare a fatti concreti rivolgendosi alle autorità competenti. Android è sotto attacco, affermare il contrario sarebbe sbagliato. È un sistema operativo che sta prendendo sempre più piede e per questo dà fastidio alla concorrenza. Il problema è capire se questi attacchi sono motivati, e decine di tribunali stanno lavorando per stabilirlo. D'altronde nessuno può vietare alle aziende di citarsi in tribunale, almeno per ora.

Infine, quando tutto questo batti e ribatti sarà finito, sarà meglio che le società e gli enti preposti alla regolamentazione si siedano a un tavolo per trovare un modo per migliorare il sistema dei brevetti. Così non va, a partire dal fatto che esistono i cosiddetti patent troll, una "specie" da eliminare che troppe volte ha tartassato chi ha solamente cercato di fare innovazione.

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