Bosstown Dynamics, la rivincita dei robot stufi di subire i test umani!

Corridor Digital, una piccola azienda di effetti speciali si è divertita a mettere in scena un video parodia dei robot della Boston Dynamics, in cui un androide si ribella ai famosi "test estremi" che abbiamo visto tante volte, prendendosi la sua rivincita sugli umani.

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a cura di Alessandro Crea

E se un giorno i robot dovessero ribellarsi al modo in cui li trattiamo, cosa succederebbe? La risposta ce la forniscono gli spiritosi ragazzi di Corridor Digital, una piccola azienda di effetti speciali, che nel suo video Bosstown Dynamics, si è divertita a parodiare i famosi video della Boston Dynamics in cui i robot dell'azienda statunitense vengono testati a suon di calcioni, colpi di mazze da hockey e altre umiliazioni varie. Nel video però siamo più dalle parti di un Bender (il robot di Futurama) che da quelle di Terminator o I, Robot, con l'androide che un bel giorno si stufa dei maltrattamenti subiti dagli umani e restituisce pan per focaccia.

Il video umoristico tocca però diversi argomenti interessanti sulla robotica, dalla sicurezza dei robot alla disputa bipede/quadrupede, fino al nostro atteggiamento nei loro confronti. Noi ovviamente ci auguriamo di non avere mai robot come quelli di Bosstown Dynamics, perché da lì a Terminator il passo sarebbe effettivamente breve. Tuttavia il dilemma etico è tutt'altro che ozioso o di facile risoluzione. Tanto tempo fa Isaac Asimov aveva immaginato le famose "tre leggi della robotica" come una serie di istruzioni nel codice dell'IA che rappresenterebbero altrettanti limiti alla possibilità di nuocere agli esseri umani.

Limiti però che, non legati al libero arbitrio, cioè alla decisione volontaria dell'IA di non nuocere se non addirittura collaborare con l'Uomo, rappresentano di per sé un altro problema etico. A parte infatti il "rischio" di creare schiavi robotici a cui potremmo infliggere ogni tipo di umiliazione e angheria senza conseguenze, è lo sviluppo stesso dell'intelligenza artificiale che sembra non andare in quella direzione. Gli scienziati infatti stanno lavorando a soluzioni che consentano alle IA di apprendere da sole, magari proprio tramite la possibilità di fare esperienza del mondo attraverso i sensi e l'interazione. In questo caso non ci sarebbe dunque nessuna programmazione preesistente e, di conseguenza, nessuna possibilità di imporre "leggi" di condotta morale.

Questo ci porta anche al nostro, di dilemma morale: costruire automi che subiscano in silenzio ogni nostro desiderio, anche distorto, sarebbe giusto? È la premessa da cui prende ad esempio le mosse la prima stagione di West World, in cui robot avanzatissimi ma sostanzialmente incapaci di decisioni e valutazioni autonome, popolano un parco divertimenti per adulti dove gli umani realizzano spesso le loro peggiori fantasie. Finché però non si verifica la singolarità e qualcuno si ribella. Si torna quindi sempre allo stesso assunto: l'incontro e il confronto tra due intelligenze "attive" può essere forse pericoloso ma potrebbe anche costituire l'unica vera protezione da "abusi" incrociati. Certo, sviluppare l'emotività e l'empatia in un'intelligenza artificiale è un compito davvero arduo.

Più facile è sicuramente garantire al robot la fluidità di movimenti e l'agilità tipica degli esseri viventi. E qui si apre un terzo filone di riflessione nella scienza robotica contemporanea: il corpo umano è davvero il miglior modello di riferimento per la realizzazione di robot? Stando allo stato di conoscenze attuali sembrerebbe di no. La deambulazione bipede è assai difficile ad esempio da riprodurre, l'equilibrio più precario e, in generale, le funzionalità assai più limitate.

Bosstown Dynamics permettendo è dunque più facile che il futuro sia popolato da una serie di robot medio-piccoli, dall'aspetto non antropoide, super specializzati e dotati di IA "limitate" nel far bene ciò che devono fare e basta, mentre le grandi IA la cui intelligenza sarà simile a quella umana, potrebbero essere confinate in "spazi" astratti, senza possibilità di accesso diretto al mondo. L'unico vero problema irrisolvibile invece riguarda la nostra natura e la capacità di limitare i nostri istinti più bassi e violenti. Realizzeremo androidi che ci somiglieranno?

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