Immaginatevi di essere Vince Gilligan. La vostra opera prima, Breaking Bad, continua a distanza di anni ad essere acclamata da critica e pubblico e le aspettative per i vostri futuri lavori sono alle stelle: non puoi sbagliare, ne va del tuo futuro nell'industria dell'entertainment.
Allo stesso tempo hai la sensazione che l'universo di Walter White non sia stato ancora scandagliato in modo approfondito: molti personaggi interessanti meriterebbero una storia tutta loro, con cui poter bucare lo schermo e diventare ancora più amati dagli spettatori. Insomma, serve uno spin-off di Breaking Bad!
Better Call Saul nasce così. Un nuovo e inedito racconto per svelare le origini dell'avvocato più cialtrone e moralmente flessibile che la TV abbia mai visto. E a quanto pare, sono storie decisamente più profonde e complicate di quanto Saul Goodman ci abbia fatto intendere nella serie principale.
Torniamo indietro di qualche anno ad Albuquerque, New Mexico, quando il nostro personaggio (interpretato magistralmente da Bob Odenkirk) si chiama ancora James "Jimmy" McGill, vive in un pidocchioso ufficio-sgabuzzino e campa solo grazie a piccoli e assurdi casi da avvocato d'ufficio. Un uomo decisamente più pacato di come lo abbiamo conosciuto, impegnato nel tentativo di essere accettato in un prestigioso studio legale mentre deve accudire il fratello maggiore Chuck, affetto da una malattia misteriosa. L'incontro con il cartello messicano innesca una serie di trasformazioni, che sembrano puntare all'abbandono della sua (già scarsa) etica giuridica.
Ma la trama è più variegata, e seguiamo anche le vicende di Mike Erhmantraut (Jonathan Banks), lo stoico sicario amatissimo dai fan, che qui appare come un nonno premuroso intento a godersi la sua pensione da ex poliziotto. Viene svelato il suo lato umano proprio grazie al rapporto con la nipotina, e i suoi primi incontri con il mondo del crimine hanno il nobile scopo di donarle un futuro economicamente tranquillo, spinto anche da un misterioso senso di colpa.
Lo show eredita in toto la tecnica narrativa costruita e raffinata in 5 annate di Breaking Bad: spesso la macchina da presa assume il punto di vista di un oggetto e fornisce uno sguardo inedito anche a situazioni abbastanza banali. Gilligan e la sua troupe partono sempre dal particolare per raggiungere la visione totale della scena. Spesso la fisicità e i gesti degli attori sono sufficienti a narrare la storia, senza dilungarsi in eccessive spiegazioni. Metà delle scene di Mike sono sorrette dai suoi silenzi e sguardi profondi, senza neanche batter ciglio.
Il personaggio di Jimmy riesce a uscire dal suo alone macchiettistico. Mentre per l'ex professore di chimica la caratterizzazione si costruisce con il passare delle puntate, l'avvocato rivela fin da subito una backstory molto articolata; ci vogliono molti flashback per comprenderla appieno. Questi momenti sono spesso relegati all'apertura dell'episodio, e comunque contraddistinti da una fotografia dai colori più freddi tendenti al blu e in pieno contrasto con l'arancione predominante nelle scene ambientate nel presente. Come già visto in Breaking Bad, l'evoluzione del personaggio è sottolineata da alcuni oggetti simbolici ricorrenti: un quadro, il suo bicchiere da viaggio preferito, l'anello che porta al dito. In comune con Walter, c'è che anche il futuro Goodman vive una situazione di sfiducia per le sue capacità, pressate da un rigido e austero sistema giuridico.
Il tono delle due serie è però sensibilmente diverso: mentre le vicende di Heisenberg assumono toni sempre più drammatici ed epici, l'epopea di Jimmy ha un'impronta più comica e sarcastica, permeata da prese in giro verso gli stralunati cittadini americani con cui l'avvocato si trova a dover trattare. Attualmente giunto alla sua seconda stagione, Better Call Saul è recuperabile sulla piattaforma Netflix, nella categoria Original. La visione è consigliata a chiunque, incluso chi non ha mai visto la serie principale, anche se in questo caso vi perderete tutte le chicche nascoste!