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a cura di Alessandro Crea

All'Università di Stanford un gruppo di ricercatori ha messo a punto un nuovo tipo di batteria di flusso in cui i liquidi fino ad ora utilizzati sono stati sostituiti da un mix di sodio e potassio, che a temperatura ambiente forma un metallo liquido. Questo ha consentito di ottenere un voltaggio praticamente doppio rispetto alle tipologie attuali, con la possibilità concreta quindi di poter stoccare l'energia solare o eolica prodotta e non utilizzata immediatamente a prezzi molto più bassi degli attuali, rendendo quindi finalmente competitive le fonti rinnovabili.

Le batterie di flusso sono conosciute e utilizzate da anni nello stoccaggio. Si tratta di batterie ricaricabile in cui elettroliti contenenti una o più sostanze elettroattive disciolte scorrono attraverso una cella elettrochimica che converte l'energia chimica direttamente in energia elettrica. Fino ad ora però queste soluzioni erano limitate o dai costi elevati delle sostanze elettroattive utilizzate, dalla tossicità delle stesse, dalle temperature elevatissime necessarie al funzionamento o ancora dalla quantità di energia stoccabile, vincolata dalla tensione di scissione dei materiali usati.

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La nuova batteria messa a punto a Stanford invece utilizza una mescola di sodio e potassio, economica, non tossica, in grado di funzionare a temperatura ambiente e soprattutto capace di raggiungere un voltaggio doppio rispetto alle batterie di flusso attuali.

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Questo significa quindi poter diminuire drasticamente i costi di questo tipo di batterie e, di conseguenza, quelli legati allo stoccaggio, talmente elevati da incidere significativamente sui costi complessivi delle rinnovabili, annullandone di fatto i vantaggi economici e richiedendo anni prima di poter rientrare dell'investimento.

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‎Per poter utilizzare il metallo liquido come polo negativo della batteria, il gruppo guidato dal docente di ingegneria e scienze dei materiali WilliamChueh ha sviluppato una particolare membrana in ceramica che combina potassio e ossido di alluminio per mantenere separati i materiali positivi e negativi, consentendo al tempo stesso alla corrente di transitare.

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‎‎"Abbiamo ancora un sacco di lavoro da fare," ha spiegato Antonio Baclig, dottorando che fa parte del gruppo, "ma questo è un nuovo tipo di batteria di flusso che potrebbe consentire un utilizzo molto più intensivo di energia solare ed eolica, grazie all'uso di materiali non difficili da reperire ed economici".


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