La Bank of Japan diffida delle criptovalute, ma non delle stablecoin

Il governatore della Bank of Japan ha preso posizione in merito alle criptovalute, alla loro affidabilità e a quale possa essere il futuro di tali strumenti

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a cura di Dario Oropallo

Il dibattito sui bitcoin, la volatilità degli asset in criptovalute e la relativa bull run è stato sollevato da numerosi analisti indipendenti e, oggi, anche da media mainstream. A influenzare l'andamento delle criptovalute non è solo la discussione sull'impatto ambientale delle criptovalute, ma anche (anzi, soprattutto) le scelte economiche dei singoli stati in merito ai bitcoin. Anche la Bank of Japan ha preso posizione in questo dibattito. In che modo?

Il governatore della Bank of Japan Haruhiko Kuroda, come riportato da Bloomberg, ha così commentato l'andamento degli asset in criptovalute: "La maggior parte del mercato è speculativo e la volatilità è straordinariamente alta [...] (Il Bitcoin, ndr) È a malapena usato come mezzo di regolamento". La posizione apparentemente riecheggia il parere di Andrew Bailey, governatore della Bank of England, e il Financial System Review, stilato dalla Bank of Canada.

Haruhiko Kuroda ha infatti specificato che ritiene vi sia una profonda differenza tra le criptovalute e le cd. "stablecoin". Le stablecoin sono quelle criptovalute che hanno beni per sostenere il loro valore, andando ad affiancarsi alle valute fiat correnti. Un esempio di stablecoin è proprio lo yuan digitale cinese, che ha provocato l'ultimo crollo dei Bitcoin sui mercati e sta influenzando anche le autorità di Hong Kong. Poiché sono sottoposte agli standard legali e ai codici di governance tradizionali, secondo Kuroda "le stablecoin [...] potrebbero diventare un modo conveniente di pagamento in futuro".

In altre parole la Bank of Japan ritiene che, in futuro, gli asset in criptovalute possano essere resi più affidabili dalle stablecoin. Una posizione che semplificherebbe anche il sottoporre i bitcoin all'erario, una problematica con cui si stanno confrontando le autorità australiane, ma che al contempo potrebbe limitare usi "alternativi" degli stessi, come sta facendo l'Iran. Nel frattempo anche altre nazioni, come la Svezia, stanno sviluppando le proprie stablecoin.

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