Lo scorso venerdì, il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha annunciato l'arresto di Hadja Kone, una donna di 28 anni residente nel Delaware, per il suo coinvolgimento in uno schema internazionale di sextortion. L'accusa sostiene che Kone, insieme a co-cospiratori, abbia addescato migliaia di vittime, principalmente giovani uomini e alcuni minori, nel tentativo di estorcere una somma totale pari a circa 6 milioni di dollari. Di questi, sono stati effettivamente estorti 1,7 milioni di dollari.
Secondo l'atto di accusa, i truffatori si spacciavano per giovani donne attraenti online, avviando conversazioni con offerte di invio di foto o video a sfondo sessuale. Durante le sessioni di video chat, i criminali registravano segretamente le vittime mentre queste si esponevano in atti sessuali, per poi minacciare la pubblicazione online del materiale a meno che non venissero effettuati pagamenti, generalmente tramite Cash App o Apple Pay.
Se condannati, Kone e Ouattara rischiano fino a 20 anni di carcere per ciascuna accusa di cospirazione e riciclaggio di denaro, oltre a una pena simile per ciascuna accusa di frode tramite comunicazioni elettroniche.
L'FBI ha intensificato le indagini su casi di sextortion, in particolare dopo un marcato aumento nel 2024. L'agenzia ha emesso un avviso ai genitori sui crescenti pericoli di sextortion online, che colpisce principalmente ragazzi tra i 14 e i 17 anni, sottolineando i rischi di autolesionismo o suicidio tra le giovani vittime.
La vicenda evidenzia il collegamento, per certi versi inevitabile, che si è venuto a creare tra le app di pagamento e gli atti di sextortion. Nonostante le restrizioni, come l'obbligo per i minori di 13 anni di avere un account supervisionato da un adulto autorizzato, le protezioni sembrano insufficienti. Cash App ha dichiarato che il proprio sistema di monitoraggio impedisce transazioni legate allo sfruttamento sessuale dei minori, mentre Apple non ha ancora risposto alle richieste di commento.