Apple in tribunale per il backup di iPhone, ecco cosa succede

Apple è accusata dall’organizzazione “Which?” di abuso di posizione dominante, limitando l’uso di backup alternativi a iCloud su iPhone e iPad.

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a cura di Avv. Giuseppe Croari

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Avv. Giuseppe Croari – Dott.ssa Silvia Di Paola

L’organizzazione “Which?” ha intentato una causa contro Apple accusando il colosso tecnologico di abuso di posizione dominante e dunque di violare le leggi in materia di concorrenza legittima (per ulteriori approfondimenti su casi simili in materia clicca qui).

Which?” è una associazione indipendente con sede nel Regno Unito, fondata nel 1957. 

È nota per fornire recensioni e valutazioni imparziali su una vasta gamma di prodotti e servizi, in questo modo aiutando i consumatori a prendere decisioni informate sugli acquisti; in altri termini si occupa di tutelare i diritti dei consumatori

A questo fine, essa conduce una attività rigorosa di analisi, tramite test, dei prodotti, fornisce consulenza legale ai consumatori nonché promuove campagne di advocacy con l’intenzione di favorire una maggiore trasparenza e responsabilità da parte delle aziende. 

Which?” sostiene che Apple limiti e di fatto renda impossibile agli utenti, nonché consumatori di IPhone e di IPad, di utilizzare software di backup di terze parti come alternativa al proprio servizio di ICloud. Secondo “Which?”, Apple non informerebbe adeguatamente i clienti circa la possibilità di utilizzare servizi di backup di terze parti, né consentirebbe ai servizi di backup medesimi, di operare agevolmente sui suoi dispositivi, di fatto quindi ostacolandone l’esattezza e la completezza dell’operazione. 

Ed invero, contrariamente ai servizi di cloud quali per esempio Google Drive, Dropbox, One drive e altri ancora, il sistema di ICloud è stato progettato in modo da costituire parte integrante dei dispositivi Apple. 

L’organizzazione britannica “Which?” ha, dunque, deciso di fare causa ad Apple domandando ai giudici un risarcimento pari a 3 miliardi di sterline.

Abuso di posizione dominante: definizione

La posizione dominante consiste nella capacità di una impresa di comportarsi in modo indipendente rispetto ai suoi concorrenti, ai suoi clienti nonché consumatori. 

Un’impresa riveste una posizione dominante allorché: ha una quota di mercato molto alta, può fissare i prezzi senza dover considerare troppo la concorrenza, ha il potere di escludere i concorrenti dal mercato o di ostacolarne l’ingresso. Detenere una posizione dominante non è di per sé illegale; ciò che è vietato è l’abuso di tale posizione nonché la distorsione della concorrenza che ne deriva. 

L’abuso di posizione dominante si verifica quando un’impresa “dominante” adotta comportamenti che vanno oltre una concorrenza fondata sul merito, ossia allorché l’impresa approfitta del suo potere di mercato per escludere i concorrenti o per sfruttare i consumatori; dunque, utilizza questo suo potere in modo scorretto o anticoncorrenziale. 

Consistono concretamente in pratiche anticoncorrenziali, per esempio, l’attività di riduzione dei prezzi in modo molto al di sotto del costo di produzione al fine di eliminare i concorrenti, per poi aumentare i prezzi medesimi una volta che la concorrenza è estromessa, oppure l’attività di vendita dello stesso prodotto o servizio a prezzi diversi a clienti simili, senza una giustificazione oggettiva, oppure ancora il concludere contratti di esclusiva o pratiche di sconto che rendono difficile per i nuovi entranti competere nonché imporre condizioni contrattuali sfavorevoli per i clienti o i fornitori limitando la loro libertà di scelta o favorendo pratiche che danneggiano la concorrenza. 

Fonti normative sulla concorrenza

Nel Regno Unito l’abuso di posizione dominante è regolato dalla Legge sulla Concorrenza del 1998 ossia dalla Competition Act 1998, al Section 18 e 19, nonché dall’Enterprise Act del 2002. L’autorità responsabile per l’applicazione delle leggi in esame è la Competition and Markets Authority – CMA

Nonostante la Brexit, la disciplina normativa inglese in materia di antitrust continua a mantenere la struttura del diritto antitrust come prevista dal diritto dell’Unione e precisamente dall’art. 102 del TFUE. 

La CMA e i tribunali nazionali, dunque, possono fare riferimento al diritto dell’Unione per ottenere indicazioni sull’interpretazione delle questioni relative alla concorrenza, sebbene lo stesso, tuttavia, non sia per loro più vincolante.

La posizione di Apple nella controversia

Dal canto suo, l’azienda Apple respinge le accuse rivoltele integralmente; nello specifico l’azienda sostiene che gli utenti nonché consumatori di IPhone e IPad abbiamo “effettivamente” la possibilità di scegliere a quale sistema affidare il backup e che nessun costo aggiuntivo viene in questo senso adoperato dall’azienda. 

Ed invero tramite TechCrunch affermano: “Lavoriamo duramente per rendere il trasferimento di dati il più semplice possibile, sia che si tratti di ICloud, che di un altro servizio”. 

Conclusioni sul futuro di Apple

L’ultima parola al riguardo spetta, allora, ai giudici. Invero, la causa in esame non costituisce un caso isolato. 

Un’azione legale simile è in corso anche negli Stati Uniti, il che segnala un crescente scrutinio globale sulle pratiche di Apple legate ai suoi servizi cloud. 

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