Il nuovo album Is This What We Want?, lanciato in forma di protesta, coinvolge artisti di fama mondiale come Kate Bush, Damon Albarn e Annie Lennox, in risposta alle proposte di modifica delle leggi sul copyright nel Regno Unito riguardanti l'uso dell'IA.
Il progetto, guidato dal musicista e imprenditore Ed Newton-Rex, comprende 12 tracce che totalizzano oltre 47 minuti di silenzio, registrato in studi vuoti e altri spazi da più di 1.000 partecipanti.
I titoli delle tracce, messi insieme, formano un chiaro messaggio: "Il governo britannico non deve legalizzare il furto musicale per avvantaggiare le aziende di IA." Questo album si inserisce nel contesto di una crescente contrarietà contro le proposte legislative del governo britannico, che consentirebbero alle aziende di addestrare modelli di IA utilizzando contenuti protetti da copyright, a meno che i titolari dei diritti non decidano esplicitamente di rinunciare a dare il permesso.
La consultazione pubblica su queste modifiche, tenutasi il 25 febbraio, ha sollevato critiche da parte di figure di spicco dell'industria musicale, tra cui Andrew Lloyd Webber, Dua Lipa e Paul McCartney.
Secondo le attuali proposte, le aziende come OpenAI, Google, Microsoft e Apple avrebbero accesso a un ampio database di informazioni, comprendente tanto contenuti di pubblico dominio quanto materiali protetti. Tuttavia, il dibattito si concentra sull'opportunità di consentire l'addestramento di modelli di IA su opere musicali e testi protetti, creando preoccupazioni tra artisti e creatori.
La legal scholar britannica Alina Trapova sottolinea che le modifiche proposte estendono la questione oltre il settore musicale, evidenziando come l'industria abbia saputo organizzarsi per portare alla luce il problema. Trapova avverte che "il meccanismo di opt-out potrebbe lasciare i detentori dei diritti senza alcun controllo sulle loro opere," poiché le attuali procedure di opt-out sono soggette a elusione e molti artisti potrebbero non essere nemmeno a conoscenza della necessità di disiscriversi.
In alternativa, sarebbe preferibile un sistema di opt-in, che richiederebbe il consenso esplicito dei detentori dei diritti. Trapova osserva che "qualunque decisione il governo prenderà deve seguire un processo standardizzato che idealmente si allinei con ciò che altri grandi giurisdizioni stanno facendo." A tal proposito, l'Unione Europea ha già avviato misure simili nell'ambito dell'AI Act, mentre si trova attualmente in fase di raffinamento per migliorare trasparenza e riservatezza dei diritti.
L'avvocato specializzato in tecnologia e diritto dell'IA, Chris Mammen, mette in luce come il modello di opt-out sia oggetto di dibattito per quanto riguarda la sua efficacia. In particolare, esprime preoccupazione per i creatori di contenuti, temendo che gli IA potrebbero generare nuove opere a costi molto bassi, escludendo così gli artisti dai guadagni derivanti dalle loro creazioni.
Mammen evidenzia che "potrebbero essere imposte alcune limitazioni dalle piattaforme di IA, come il divieto di chiedere output 'nello stile di' un artista vivente," ma rileva che questi controlli possono essere facilmente aggirati.
Inoltre con autotune ci hanno fregato tutti contenti per 50 anni, ora vogliono la purezza..
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