Il metaverso è una sorta di spazio sociale multiplayer nella realtà virtuale, un luogo in cui le persone virtuali vivono vite virtuali, interamente su uno schermo. I sostenitori dicono che è come una copia del mondo reale, solo meglio, dal momento che gli utenti non devono rispettare le leggi della fisica.
Come vi abbiamo raccontato recentemente, il Ministero degli Affari Esteri e del Commercio Estero delle Barbados ha dichiarato di aver firmato un accordo con Decentraland, una piattaforma metaverse esistente costruita attorno a una criptovaluta, per "delineare gli elementi di sviluppo di base per la sua ambasciata virtuale".
Ma che aspetto ha un'ambasciata metaverse, in pratica? E quali "servizi consolari" potrebbe fornire un'ambasciata metaverse che una vera ambasciata non potrebbe fornire? È difficile immaginare qualcuno che chi chiede asilo a un governo ostile in un'ambasciata o consolato virtuale – e forse non è questo il punto di un'ambasciata o di un consolato virtuale. Il concetto di uno spazio fisico che è in qualche modo legalmente legato a un altro Paese sembra una cattiva misura per la realtà virtuale, dove la giurisdizione non è così chiaramente definita.
Il progetto è guidato da S.E. Gabriel Abed, attuale ambasciatore delle Barbados negli Emirati Arabi Uniti, che recentemente si è spostato sugli affari governativi dopo una lunga carriera come investitore e imprenditore di criptovalute. È anche il fondatore di una società crittografica chiamata Bitt. Abed ha detto che il governo prevede di rilasciare qualcosa chiamato "visto elettronico" e che l'ambasciata metaverse delle Barbados sarà in qualche modo conforme al diritto internazionale e alla Convenzione di Vienna, che stabilisce i diritti e le protezioni concesse ai consoli e alle ambasciate.
Ma chi potrebbe avere bisogno di un visto in un metaverso? Insomma, in mancanza di chiarezza l’utilità reale di un’ambasciata virtuale resta discutibile, se non come trovata “pubblicitaria”, atta a far parlare delle Barbados.