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a cura di Raffaele Giasi

Senior Editor

L'estate, si sa, porta molto tempo libero, e forse non c'è nulla di meglio che accompagnare le mattinate ed i pomeriggi di relax, se non un buon libro o, nel nostro caso, una bellissima graphic novel.

Abbiamo scelto, quindi, una piccola selezione di titoli da consigliarvi per quel che resta di questa caldissima estate, concentrandoci su quelle che sono state alcune delle più belle e interessanti pubblicazioni della prima metà del 2018.

Perché nove? Perché il 2018 è già stato un anno tanto eccezionale che scegliere una fetta così piccola di titoli è quasi un reato. Nove, dieci, o anche venti, quel che conta è leggere e alimentare la propria naturale curiosità.

La mia cosa preferita sono i mostri di Emil Ferris

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Un racconto sull'arte e sulla diversità. Un connubio di tecniche e stili, che passando attraverso i più svariati strumenti (penne, matite, pastelli) traccia il profilo di un lavoro eccezionale, il cui connubio tra storia e tratto grafico è forte e avvincente.

Con "La mia cosa preferita sono i mostri", l'artista americana Emil Ferris costruisce una storia sfaccettata e ricca di tematiche, quella di Karen, una bambina di dieci anni che, attraverso i suoi appunti ed i suoi scarabocchi, racconta al lettore delle sue preoccupazioni e di ciò che la circonda.

Il racconto prende il via nella Chicago del 1968 dove, tornando da scuola, Karen scopre dell'orribile morte della sua vicina, una sopravvissuta all'Olocausto di nome Anka.

Da qui comincerà l'investigazione della piccola, alla ricerca dei motivi della morte della donna. Da qui la storia di Karen e quella di Anka cominciano a intrecciarsi ed a scambiarsi, raccontandoci due vicende diverse legate da una comune umanità.

Povertà, discriminazione, orgoglio, amore ed ovviamente una fortissima radice in stile giallo, sono solo alcune delle innumerevoli sfaccettature di un racconto dalle tinte spesse ma evocative, in cui non resta che farsi affascinare e guidare dallo straordinario tratto della Ferris che, in un crescendo tra arte ed empatia, ci confeziona forse uno dei migliori titoli della prima metà del 2018, se non il migliore in assoluto.

Sherlock Frankenstein e la Legione del male di Jeff Lemire

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Archiviate (per ora) le avventure di Black Hammer, ovvero forse uno dei più interessanti nuovi esponenti del genere supereoistico dello scorso anno, l'estro di Jeff Lemire, unito al tratto tagliente di David Rubin, propone sotto l'ala di Bao Publishing quello che è un vero e proprio spin off delle storie di Black Hammer, lì dove le avevamo lasciate.

La protagonista qui, è Lucy Weber, figlia del supereroe, alla ricerca dei misteri sulla scomparsa di suo padre (e non faremo altri spoiler).

Lucy si imbatterà quindi in uno dei più acerimi nemici del genitore, ovvero quel Dott. Sherlock Frankenstein che dà il nome al volume, passando nel mentre per una lunga sfilza di villain dalle caratteristiche al limite del paradosso, secondo lo stile di un Lemire, mai come in questi frangenti in una sorta di stato di grazia.

Sherlock Frankenstein e la Legione del male è fresco, coinvolgente, ed offre una lettura che si lascia divorare con trasporto. Lo stile è quasi quello di un vecchio poliziesco, corroborato dalla grafica di Rubin a tratti psichedelica, altre volte più vicina a quella radice derivata dall'ammirazione per Mark Allred, che hanno contraddistinto opere importanti e amate come "L'Eroe".

Un'opera che fa riflettere sulla figura del malvagio, sul suo ruolo nell'immaginario collettivo, e sul suo significato e il senso dell'"erdità", che paterna o meno crea un precedente, anzi una tensione, che si esprime nei singoli attraverso il turbamento emotivo e poi la conseguente azione sul mondo circostante.

Kids With Guns di Capitan Artiglio

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Esplosivo, divertente, colorato, assolutamente "pop".

Kids With Guns è l'opera prima di Julien Cittadino, in arte Capitan Artiglio, che con Bao Publishing ha portato in libreria questo autentico meltin pot di quelle ispirazioni, americane e nippofile, che hanno scandito la passione verso la lettura a fumetti di intere generazioni.

La storia è un western dalle tinte futuristiche, in cui i colori sparati ma avvolgenti, disegnano una storia che sembra avere le sue radici nei più amati esponenti della cultura manga, che da Dragon Ball a One Piece hanno fatto la fortuna del genere in tutto il mondo.

A tutto questo Capitan Artiglio aggiunge alieni, cow boys, e una mole impressionante di bellissimi dinosauri, che coniugati in tutte le salse, fanno da tratto distintivo per questo promettentissimo artista.

Il risultato è una lettura che si lascia divorare e amare, fino ad un climax finale che è un chiaro preambolo a quella che, per stessa ammissione dell'autore, sarà una solida trilogia.

Coadiuvato da uno stile dinamico che non fa mistero della passione per l'artista Jamie Hewlett (nessun altro se non il padre "grafico" della band Gorillaz), Kids With Guns si candida a pieno titolo come eccezionale letture estiva, da centellinare con cura se ci si vuole perdere nelle bellissime skyline e nei complessi movimenti plastici dei suoi disegni.

Pompei di Frank Santoro

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Racconto che mescola realtà storica e finzione, Pompei non è altro che il resoconto degli ultimi giorni della città campana, prima che la terribile eruzione del Vesuvio nel 79 d.c. imprimesse quei poveri sventurati nella cenere e tra i lapilli.

Opere simili ne esitono a bizzeffe, ma la bellezza del lavoro di Santoro, eccezionale ed estroso artista statunitense, è quello di confezionare una graphic novel il cui stile sembra quasi un abbozzo, o se vogliamo uno storyboard, di un'opera che sarà, ma che di fatto è già.

Non ci sono colori, non ci sono retini, ci sono solo tratti rapidi ma mai davvero approssimativi, che serpeggiano tra le pagine dando la sensazione di assistere ad un ricordo vago di chissà quale fortunato (o sfortunato) storiografo dell'epoca.

Pompei, in più, si prende la briga di raccontare anche una bella storia. Quella di Marcus, assistente di un pittore che sta vivendo il suo momento di celebrità sotto la dominazione romana.

Marcus, dalle ambizioni artistiche, e coinvolto suo malgrado in un intreccio amoroso che si fa difficoltà a gestire, racconta quindi una storia estremamente umana, semplice, perfettamente empatica, ma incastrata nella cornice di una delle più spaventose catastrofi naturali della storia.

Gli artisti della storia diventano i veicoli attraverso cui il lettore assiste, indirettamente, alla fine della città di Pompei, trasformando l'opera in una bellissima riflessione sul senso dell'arte e sulla sua capacità di mostrare e raccontare. Il connubio con quel tratto frettoloso, che sembra quasi figlio della fretta data dal panico e dalla paura, è la ciliegina di un'opera con un carattere bellissimo e particolare.

Night Bus di Zuo Ma

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Un racconto perfetto per affrontare un viaggio, e per riflettere su quelle sensazioni che fa scaturire in noi.

Night Bus di Zuo Ma, edito da Bao per la nuova collana di racconti cinesi, è un sognante e straordinario racconto di una notte passata su di un bus, nel tentativo di tornare a casa dopo la sfortuna di essere scesi ad una fermata sbagliata.

Qui la protagonista mescola realtà e immaginazioni, realtà e ricordi, in un connubio fantastico che sembra richiamare fortemente ai racconti che più amiamo di Studio Ghibli ove, allo stesso modo, il confine tra reale e fantastico sembra essere separato da un velo sottile.

Night Bus è una storia sull'immaginazione, sul viaggio, sulla parte più leggera e spensierata della vita. Una lettura che attrae, che rilassa, che si sposa perfettamente con un lungo viaggio in treno, sospesi costantemente con lo sguardo al di là del finestrino.

Stelle o Sparo di Nova

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Un po' Zerocalcare, ma fondamentalmente no.

Nova è un'artista da tenere d'occhio nell'attuale panorama italiano, e con Stelle o Sparo confeziona un'opera prima che, al netto di qualche difetto, lascia incantati e incuriositi pagina dopo pagina.

La storia è quella di Stella, una trentenne disillusa incastrata in una vita il cui ritmo sembra andarle troppo stretto, e che per questo finirà involontariamente coinvolta in un viaggio verso una sperduta isola del Mar Egeo, così da rilassarsi e staccare dalla routine.

La storia è un pretesto per mettere in mostra i dubbi di una generazione, quella dei trentenni di oggi, che fa fatica a trovare un posto nel mondo che li circonda, andando a calcare su paure, incertezze, un grande senso di vuoto e quasi di solitudine.

Mettendo da parte ogni paragone con Michele Rach e il suo armadillo, Nova imprime alla storia una propria identità, evidentemente maturata da un'esperienza di vita molto personale, sfociata poi nell'ambizione di diventare - con successo aggiungeremmo - un'interessante artista dell'attuale panorama nazionale.

Lo stile è forte, graffiato, e per molti aspetti quasi underground e cerca di seguire il continuo cambio di tono dell'opera che è, forse, il suo unico vero difetto.

Al netto di tutto è una lettura che coinvolge, e che fa riflettere specie se, come la protagonista, siete parte di quella generazione figlia degli ultimi giorni degli anni '80, che oggi non sa bene quale sia la propria direzione nel mondo.

Un'estate Italiana di Enrico Brizzi

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Autore del popolarissimo romanzo "Jack Frusciante è uscito dal gruppo", Brizzi confeziona in coppia con Denis Medri una storia tutta italiana, che mescola noir e calcio in un mix sapiente e affascinnate.

La storia è quella di Yuri, una stella del calcio nostrano che, a causa di un grave infortunio che gli costerà la carriera in Serie A, finirà per bazzicare il giro della criminalità organizzata, onde mantenere in piedi quello stile di vita dorato assaggiato, ma troppo presto messo da parte.

Un'Estate Italiana si diverte quindi a mostrarci il mondo del calcio italiano degli anni '90, quello che forse, tra tutti, è rimasto nel cuore di diverse generazioni, che tra vecchi e nuovi tifosi ricordano ancora i campioni di un'Italia composta dai professionisti del pallone per antonomasia.

Ritmato e drammatico, frizzante nello stile tipico di un Brizzi che qui sembra particolarmente a suo agio con la narrazione a fumetti, Un'Estate Italiana è un racconto che ha in sé un carisma innato, e che è capace di tenere incollato il lettore dall'inizio alla fine, complice uno stile grafico che, nella sua sintesi, riesce a raccontare la bellezza del calcio, i suoi campioni, le sue azioni plastiche, ma anche i suoi tormenti, i suoi turbamenti e tutti quegli orrori che, talvolta, si annidano in penombra nelle nostre vite.

La fine della ragione di Roberto Recchioni

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Nel presente ha vinto l'ignoranza.

Gli stupidi hanno vinto una battaglia che ha visto morire la ragione, e con la sua fine il mondo è andato a rotoli. È l'apocalisse.

Roberto Recchioni ha il pregio di raccontare tanto con poche parole, e La fine della ragione è la sintesi perfetta di questo suo modo di scrivere, anzi di raccontare, quello che è un prospetto molto cupo (e forse realistico) dei tempi che corrono, in cui il popolo della rete sembra voler, per forza di cose, far vincere l'ignoranza, in nome di una leggittimazione dell'uguaglianza delle opinioni.

Il racconto è rapido, spezza il fiato per velocità e intensità, e lascia scossi, sconvolti, forse però più consapevoli, di un momento della nostra storia così buio che, forse, in ultima istanza porterà davvero una sorta di apocalisse, quella "fine" che dal titolo preannuncia un nuovo medioevo culturale.

È lo stesso Recchioni, narratore della storia, a fare da memoria di quelli che sono stati gli ultimi attimi dell'arroganza umana, raccontandoci delle sorti di una madre, che, alla ricerca di una cura per sua figlia, in un mondo in cui la superstizione ha infine ucciso anche la medicina, compirà un viaggio quasi senza meta, nel quale si imbatterà in tante figure, tutte maschili, a rappresentanza delle parti più becere dell'animo umano.

Il richiamo con il bellissimo "La strada" di Cormac McCarthy è fortissimo, e Recchioni non sembra volerne fare mistero, come non c'è mistero sulle ispirazioni che tra Miller, Gipi e Go Nagai hanno dato all'opera uno stile unico e accattivante, fatto di pochi colori pennellati, e font sparati a tutto campo e finanche sottolineati, come a ricordare il linguaggio ereditato da un modo di comunicare in rete quanto mai "violento" e fragoroso.

Un bellissimo racconto, da parte di un autore che oggi come oggi è un autentico iconoclasta.

Blue Fighter di Jiro Taniguchi

Jiro Taniguchi - Blue Fighter J POP Manga Milano 2018  Copertina

Pubblicato originariamente nel 1982, Blue Fighter è una delle primissime opere (la sesta ad essere precisi) del maestro Jiro Taniguchi, purtroppo scomparso proprio lo scorso anno a causa di una grave malattia.

Capace di sviluppare narrazioni intriganti attraverso una vastità impressionante di generi, Taniguchi qui costruisce un noir dalle tinte sportive, ambientato nel mondo del pugilato amatoriale dove il protagonista, un uomo del mistero chiamato semplicemente Raggae, vive mollemente tra vittorie ammirevoli, sconfitte dovute all'indolenza, e un gravoso problema di alcolismo.

Siamo lontani dal tratto pulito che Taniguchi costruirà negli anni, ma nonostante questo Blue Fighter, oggi edito da J-Pop, resta un'opera chiara e ammirevole, importantissima per comprendere la capacità di costruire la narrazione per mezzo del disegno, tratto distintivo con cui il mangaka ha conquistato il mondo del fumetto nipponico e non.

Supportato dai testi di Garon Tsuchiya, autore del bellissimo e violento Old BoyBlue Fighter è un racconto avvolgente ma lento, duro ma sincopato, che tuttavia si lascia leggere con estremo piacere, complice la sua radice fortemente noir, che va a cercare nel più autentico degli stereotipi di genere, ovvero quello di un protagonista affascinante, ma misterioso e problematico, una delle sue più intriganti caratteristiche.

Difficile leggere qualcosa di così avvincente riguardante il mondo del pugilato, specie se si considera la bellezza delle tavole dedicate agli incontri che sono, senza mezzi termini, tra i fiori all'occhiello di questo Taniguchi alle prime armi, ma già padrone di quel potenziale che lo avrebbe poi reso una leggenda.


Tom's Consiglia

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