Un sacco di persone vorrebbero tornare indietro, a un’epoca senza Internet e senza tanti schermi. Tutto normale, se non che stando a un recente sondaggio di cui parla Fast Company, stiamo parlando del 77% degli statunitensi tra i 35 e i 54 anni.
Un numero altissimo, e non stiamo certo parlando di persone molto anziane. I più giovani del gruppo sono nati alla fine degli anni ‘80, e avranno un ricordo del mondo prima di Internet un po’ vago; sono cresciuti connessi, eppure molti di loro sarebbeo felici di tornare indietro.
Qualcosa che, tra l’altro, riguarda anche i giovanissimi: secondo il sondaggio, il 63% dei giovani tra i 18 e i 34 anni è d'accordo con l'idea, mentre solo il 37% è in disaccordo. È interessante notare che i baby boomer erano un po' meno desiderosi di fare un salto nel tempo: solo il 60% degli over 55 ha dichiarato che preferirebbe tornare ai tempi passati.
Considerando tutte le fasce di età, il 67% degli intervistati concorda sul fatto che, se potesse scegliere, preferirebbe il mondo com'era prima.
Che cosa significa?
La fonte non ha pubblicato i dettagli del sondaggio, come il numero di persone intervistate o il testo delle domande, quindi non si possono trarre conclusioni definitive. I numeri in gioco tuttavia sono sorprendenti e possono alimentare una qualche speculazione.
È un ritorno al luddismo? Forse; i luddisti del XVIII non erano ostili allo sviluppo tecnologico di per sé, ma si opponevano all’impoverimento che esso generava. Se il passaggio all’industria meccanizzata avesse portato più ricchezza per tutti, i luddisti non avrebbero avuto nulla di cui lamentarsi. Magari oggi le persone hanno una visione simile, e sicuramente negli ultimi anni abbiamo visto accentuarsi molto le diseguaglianze a livello globale.
Forse invece è solo nostalgia, perché c’è sempre qualcuno che rimpiange i “bei tempi andati”. E forse per qualcuno è una questione politica: non mancano le persone che vedono nel mondo interconnesso il luogo dove si incubano i mali del mondo. Togliere alle persone gli strumenti per comunicare il proprio pensiero, dicono, sarebbe una soluzione. Sembra una pazzia, ma d’altra parte viviamo un momento storico in cui sta tornando di moda mettere al bando i libri, e a questi estremismi dovremmo forse fare più attenzione.
E magari, però, chi ha risposto al sondaggio semplicemente non si rende conto che se dici “Internet” dici una cosa molto complessa. Certo, ci sono gli adolescenti “attaccati allo schermo”, ma ci sono anche 15enni che sfruttano la Rete e la tecnologia per sviluppare progetti incredibili, e altri che diventano leader di movimenti culturali globali. Ci sono anziani connessi che si sentono meno soli e più sicuri, e lavoratori remoti che hanno trovato un nuovo modo di essere felici.
Di certo non vogliamo gettare il bambino con l’acqua sporca, ma forse a volte un po’ più di cautela non sarebbe male. Il recente diffondersi delle IA è un ottimo esempio: la diffusione pubblica di ChatGPT risale a pochi mesi fa, e in un attimo questi strumenti sono diventati strumenti quotidiani per moltissimi di noi. Le IA però portano con sé tante opportunità quanto tanti problemi importanti: posti di lavoro a rischio, questione di privacy e di diritti - tanto che l’Europa sta approvando una legge apposta. Persino rischi esistenziali. Tutte cose su cui, forse, era lecito riflettere prima.
Inoltre, l’accesso alla tecnologia, e la capacità per usarla, sono un fattore divisivo: il 57% degli intervistati sotto i 35 anni che concorda sul fatto che la tecnologia divida, contro il 43% che non è d'accordo.
Pensare che 7 su 10 vorrebbero tornare indietro è impressionante, e viene il dubbio che ci sia un qualche errore nel metodo di ricerca o nell’interpretazione dei dati. Sotto sotto, però, magari è vero che le persone sono esauste di tutta questa connessione. Anche voi?