È maleducazione riattaccare

Dead Rising è un survival horror con orde di zombie in un centro commerciale. Il divertimento e la componente splatter sono assicurati!

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a cura di Tom's Hardware

È maleducazione riattaccare

Lo stile “burino” di Dead Rising è solo un misero spicchio dell’intero sistema di gioco. Per tutte le 72 ore dell’avventura, Frank è costantemente in comunicazione con il custode, Otis, definibile il più gran “trituraballe” della storia (concedetemelo), attraverso una semplice radiotrasmittente con la quale è solamente possibile ricevere le comunicazioni. Il tanto odioso anziano è, infatti, l’unica reale fonte per localizzare i superstiti (circa un centinaio) dislocati nei meandri del centro commerciale. Queste missioni (o scoop) di salvataggio (Baywatch docet), del tutto slegate dalla trama principale, possono essere tranquillamente ignorate, ma il loro completamento è fonte primaria di punti esperienza per evolvere le caratteristiche di Frank. L’ideale, o almeno così mi sento di suggerirvi, è di alternarle ai casi relativi alla storia (anch’essi non obbligatori, come anticipato due paragrafi fa) nei ritagli di tempo.

Dead Rising, infatti, impone un tempo limite per ogni scoop o caso, di conseguenza è sempre opportuno valutare accuratamente la distanza da percorrere e la relativa strada di ritorno, valutato anche che ogni superstite necessita di essere scortato fino alla sala di controllo del centro commerciale. Questa pratica, talvolta snervante per via dell’I.A. non proprio raffinata, può rivelarsi un ottimo passatempo nell’attesa dell’evolversi dei casi principali, ma allo stesso tempo può causare la perdita di molte armi, cibi energetici ma soprattutto pazienza.

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