Questione di stile
Stilisticamente parlando, God of War II ha il merito di esaltare la mitologia greca ai massimi livelli. Un esempio su tutti è la magnificenza stilistica dei boss, tra l'altro in aumento rispetto al capitolo precedente, in grado di far apparire il neo dio dell'Olimpo un'insignificante comparsa. Questa palpabile sensazione di impotenza nei confronti di questi colossi ha il merito di rendere ancor più gustoso il sapore della vittoria, anche perché gli scontri fisici di God of War II, giusto per non snaturare la tradizione, sono un concentrato di mazzate e schizzi di sangue, un connubio perfetto quando la posta in palio è la propria sopravvivenza.
Detto questo, è da segnalare che a differenza del suo predecessore, il secondo episodio mette in scena un maggior numero di boss dalle dimensioni più "umane", in quanto la trama prende in considerazione parecchi esseri mortali, bistrattando in parte le divinità. Divinità che comunque non mancano di intromettersi lungo il cammino del nostro Kratos, forti delle loro abilità speciali e delle propensione a varcare - soprattutto in altezza - i confini della visuale di gioco.
La realizzazione di un motore grafico così performante ha inevitabilmente spinto il team di programmazione a scendere ad alcuni compromessi. Puntualizzando che l'azione di God of War II non rallenta mai, registrando un frame rate miracoloso, è tuttavia da riscontrare un problema ereditato dal prequel: il v-sync.
Questa mancata sincronizzazione verticale esplode a meraviglia nelle rotazioni di telecamera più rapide, creando una sorta di instabilità all'immagine.
Nel concreto, nulla in grado di poter minare la propria esperienza di gioco, a patto di non essere dei feticisti della perfezione visiva.