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Dustborn, il fumetto che vuole essere videogioco | Recensione

La nostra recensione di Dustborn, titolo di genere action-action adventure con focus narrativo in uscita il 20 agosto per PC, PS 4 e 5 e Xbox.

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a cura di Giulia Serena

Editor

Multo quam ferrum lingua atrocior ferit - o "ne ferisce più la lingua della spada" - dicevano già i latini, e molto spesso non ci fermiamo a riflettere su quanto sia effettivamente potente la nostra voce. A volte basta una parola per ribaltare completamente una situazione o addirittura cambiare una vita, ma cosa succederebbe se il linguaggio avesse un effetto del tutto inedito, riuscendo a dar vita a dei veri e propri super poteri? 

A pensarci sono stati i ragazzi di Red Thread Games e Spotlight by Quantic Dream - team publishing del team di sviluppo principale di Quantic Dream che, come sappiamo, si sta occupando di Star Wars: Eclipse - con Dustborn, titolo di genere action-action adventure con focus narrativo in uscita il 20 agosto per PC, PS 4 e 5 e Xbox.

L'opera si incentra sull'avventura di un gruppo di "Anomali", ovvero esseri umani dotati, appunto, di poteri sovrannaturali che permettono di sfruttare la voce per generare effetti speciali. I nostri protagonisti scappano in una versione distopica degli Stati Uniti con l'obiettivo di arricchirsi e raggiungere la libertà, dando vita a una narrazione che scorre in modo fluido e piacevole. Lo fa, però, non senza qualche sbavatura, e sicuramente generando più di qualche polemica per la strada. 

Il valore del politicamente corretto

Sono alquanto certa, infatti, che molti videogiocatori decideranno di non concedere un'opportunità a Dustborn ancor prima di aver provato la demo (che sì, potete trovare su Steam) appena ne leggeranno la trama, o meglio, i personaggi che la compongono. Questo perché Red Thread Games ha preso una decisione decisamente coraggiosa, scegliendo di porre al centro della storia un cast più variegato possibile per quanto riguarda etnie, generi e orientamenti sessuali e religioni. 

Da giocatori vestiremo i panni di Pax, una donna di origine afro-americana dal carattere forte e dalla storia travagliata, essendo stata cresciuta da due mamme; nel gruppo vi è poi il suo ex partner Noam, un individuo non binario e che perciò utilizza pronomi neutri; Sai, una donna musulmana che soffre di vitiligine - la malattia che comporta discolorazione nella pelle - e che, essendo dotata di un fisico più "grosso", funge da tank del gruppo, oltre che soffrire di problemi di apprensione; Ziggy, sorellastra della protagonista di origini asiatiche, senza un occhio e con evidenti disturbi di ansia e iperattività; e infine Theo, uomo di mezza età di origini latine che funge da "papà" del gruppo. 

A questo party principale si uniranno poi nel corso dei dieci capitoli che compongono la narrazione svariati altri personaggi, ognuno con caratteristiche molto peculiari e che permettono di rappresentare una minoranza. Troviamo, ad esempio, un ragazzo afro-americano orfano, una donna anziana in carrozzina, una bambina muta e altri che non vogliono spoilerarvi per non rovinare la vostra eventuale avventura. 

"Dustborn non va valutato per il suo essere o meno woke"

Insomma, in molti potrebbero definire Dustborn un "concentrato di politicamente corretto", mentre gli sviluppatori stessi hanno dichiarato in recenti interviste di non essere stati obbligati da nessuno a inserire un cast così variegato, bensì di aver desiderato volontariamente di rappresentare il più possibile la società odierna, composta da giocatori di ogni origine, aspetto e orientamento sessuale. 

Chiaramente, non è così facile definire se Red Thread Games abbia davvero seguito il cuore durante lo sviluppo del gioco o se si sia limitato a mettere le spunte su una lista di caratteristiche da inserire nei personaggi, ma credo che, a prescindere da ciò, Dustborn non vada valutato per il suo essere o meno woke o per le intenzioni del team, bensì per tutti gli elementi che concorrono per renderlo un action-adventure con focus narrativo e che funzionano o meno a tale scopo.

Il potere della voce

A funzionare è proprio l'idea di fondo dell'opera: come accennato al principio, Dustborn ruota attorno al gruppo di personaggi che vi ho appena descritto, i quali sono stati incaricati di trasportare un pacco dall'enorme valore da una parte all'altra della Repubblica Americana, ovvero la nuova versione degli Stati Uniti nel 2030. Non si tratta, però, di un semplice lavoro da contrabbandieri, dato che il party è seguito sia dalla Giustizia, le forze dell'ordine che controllano il paese, sia dai Puritani, un gruppo di estremisti estremamente tecnologici devoti all'eliminazione di tutti gli Anomali. 

Anche i nostri personaggi rientrano, ovviamente, tra coloro che quest'ultimi stanno cercando, essendo dotati di poteri che vengono generati proprio dalla loro voce. Per esempio, Pax, la protagonista, è capace di influenzare le persone tramite le sue parole - per capirci, un po' come se usasse la Forza di Star Wars -; potrà, quindi, far credere a qualcuno di essere nel torto, bloccarlo, o imporgli delle azioni semplicemente dicendoglielo. Ziggy, invece, ha la capacità di teletrasportarsi rapidamente per brevi distanze, Sai di far diventare i suoi arti di pietra e così via con ognuno dei membri del cast.

L'idea di basare la narrazione sul potere del linguaggio funziona molto bene, con il team che è riuscito a dar vita a una storia che, seppur senza grandi colpi di scena, scorre in modo piacevole e non si allunga eccessivamente. Una delle caratteristiche distintive di Dustborn è il suo essere sviluppato come un fumetto in ogni suo elemento, dalla grafica in cel shading ai box di testo con i font tipici dei comic, passando per i veri e propri fumetti che riassumono il capitolo appena concluso; in totale, la storia è composta da dieci volumi, attestandosi a circa quindici ore di gioco.

Essendo un gioco con forte focus narrativo, ovviamente una delle sue componenti principali è lo sviluppo delle relazioni tra Pax e i vari personaggi che compongono il gruppo tramite le scelte durante i dialoghi, le quali andranno a modificare le percezioni della protagonista nei confronti di ognuno di loro. Purtroppo, però, le nostre decisioni non influenzeranno in modo massiccio la trama come in altre produzioni di Quantic Dream, bensì definiranno semplicemente quale dei tre finali otterremo. 

Ciò detto, il team ha svolto generalmente un buon lavoro per quanto riguarda la scrittura, dando vita a dialoghi quasi sempre interessanti, ricchi di spunti riflessivi, reference nei confronti della cultura pop e non poca ironia sulla nostra società. Tuttavia, non tutti i personaggi sono riusciti allo stesso modo: mentre quelli del party iniziale sono tutti ben delineati, alcuni di quelli secondari sembrano essere stati inseriti davvero solo per "far numero", non avendo una reale utilità ai fini della storia o non avendo praticamente una personalità.

"Red Thread Games avrebbe dovuto seguire la regola del less is more"

Dustborn avrebbe funzionato perfettamente anche limitando il cast al gruppo principale più qualche secondario, mentre gli sviluppatori hanno deciso di aggiungere continuamente nuovi membri e dargli un posto permanente nella squadra, andando così a rovinare un equilibrio altrimenti pressoché perfetto. Probabilmente non sapremo mai se questi personaggi decisamente non necessari sono stati inseriti solo per il politicamente corretto o meno, ma una cosa è certa: Red Thread Games avrebbe dovuto seguire la regola del less is more, puntando su un party più ristretto e magari espandendo maggiormente l'interessante ambientazione di gioco. 

A netto di ciò, giacché la maggior parte dei dialoghi sono - fortunatamente - dedicati al gruppo principale, non vi annoierete a leggere ciò che essi hanno da dire, ma se non siete amanti del genere narrativo potreste finire per non apprezzare granché l'opera.

Tra musica e mazzate

Le sue altri componenti, infatti, non sono altrettanto all'altezza: i combattimenti che vedono Pax, armata di una mazza da baseball, e alcuni dei membri del gruppo combattere contro la Giustizia, i Puritani e altri tipi di teppisti di strada sono tutti molto banali dall'inizio alla fine del gioco, anche optando per la difficoltà "normale" anziché di quella "storia" (non esiste una modalità "difficile"). Nel corso di tutto il gioco, infatti, non solo non sono mai morta, ma la barra della vita della protagonista non è mai nemmeno scesa sotto la metà, rendendo queste sezioni poco stimolanti anche durante le boss fight. 

Vi è poi la raccolta degli Echi, ovvero frammenti di disinformazione rappresentati come dei blob fluttuanti, che Pax deve raccogliere tramite un particolare strumento chiamato Me-Em, evitando così che le persone vengano afflitte da pensieri negativi e potenziando le proprie capacità vocali grazie all'ottenimento di nuove abilità. Infine, in Dustborn vi è persino una componente ritmica, giacché la copertura dei protagonisti per attraversare indisturbati la Repubblica Americana è quella di essere una rock band in tour. 

Dovrete, quindi, comporre nuove canzoni nei momenti liberi e suonarle poi dinanzi a un pubblico all'interno di vari bar e locali, il tutto eseguendo sequenze ritmiche. Se non siete bravi con i ritmici non preoccupatevi: si tratta di segmenti alquanto semplici e alla porta anche di chi non ha un orecchio musicale, ma sono comunque divertenti da eseguire, soprattutto perché i brani sono davvero orecchiabili e degni di un'ottima playlist punk rock. 

Una chitarra non accordata

Purtroppo, però, nonostante la componente artistica e musicale di Dustborn sia eccellente, non si può dire lo stesso di quella tecnica, per lo meno prima del rilascio della patch del day one. Durante la mia esperienza ho incontrato numerosi bug più o meno gravi, da personaggi bloccati a correre verso i muri o diventati addirittura trasparenti a errori nel caricamento delle texture. Niente, ovviamente, che abbia compromesso il gameplay o che non possa essere risolto, ma che comunque rappresenta un grosso neo all'interno di una produzione artisticamente di livello. 

Ho poi notato svariate inaccuratezze nella traduzione italiana dei dialoghi (il doppiaggio è disponibile solo in italiano), con trasposizioni che non riflettevano affatto quanto detto in lingua originale e qualche testo rimasto, invece, in inglese. Un lavoro, dunque, che avrebbe potuto essere svolto in maniera più accurata, soprattutto considerando che si tratta di un titolo di genere narrativo dove le parole sono tutto - e non solo per i poteri dei personaggi -. 

Voto Recensione di Dustborn


7

Voto Finale

Il Verdetto di Tom's Hardware

Pro

  • Stile artistico in stile fumetto davvero interessante

  • Storia che scorre in modo fluido e piacevole

  • Ricco di reference nerd, spunti di riflessione e ironia

Contro

  • Combattimenti davvero troppo banali

  • Troppi personaggi secondari inseriti nella narrazione

  • Inaccuratezze nella traduzione italiana

  • Bug più o meno gravi

Commento

Dustborn riesce nel suo intento di trasformare il più possibile un videogioco in un fumetto, dando vita a una narrazione davvero interessante basata su un gruppo di persone capaci di utilizzare la propria voce per dar vita e dei super poteri. Lo fa, però, non senza qualche neo, tra cui l'inserimento di troppi personaggi all'interno del party senza un vero motivo, e tralasciando le altre componenti del gameplay oltre a quella narrativa. A prescindere da ciò, anche se incuriositi molti giocatori decideranno sicuramente di non dare un'opportunità al titolo per il suo essere fortemente "politicamente corretto", e se siete tra questi vi consigliamo comunque di provarlo. 

Informazioni sul prodotto

Immagine di Dustborn

Dustborn

Dustborn è un gioco di azione e avventura per giocatore singolo per PS4 e 5, Xbox One e Xbox Series X|S e PC.
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