Con le ragazze digitali si possono guadagnare miliardi, per chi sa cogliere l'occasione

Sta nascendo un vero e proprio mercato di ragazze digitali. L’IA può dar loro voce e renderle affascinanti, ma sullo sfondo c’è uno scenario non del tutto desiderabile

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Le "ragazze digitali" create dall'intelligenza artificiale (IA) stanno emergendo come una potenziale industria da miliardi di dollari. Ad affermarlo è Greg Isenberg, CEO di Late Checkout, che avrebbe ricevuto il classico colpo di fulmine dopo aver incontrato un uomo che spende $10.000 al mese per le sue "ragazze digitali" ha rivelato una realtà sorprendente. 

Una cosa pazzesca ma anche una pazzesca opportunità di business, per chi la saprà cogliere. Perché chiaramente esistono uomini che anelano la compagnia di queste donne digitali, e probabilmente si tratta di qualcosa che va oltre le pratiche erotiche. Chi saprà decodificare i bisogni, e poi soddisfarli con la giusta applicazione delle IA, avrà trovato la sua gallina dalla uova d’oro. 

Non è la prima volta che si parla di creature digitali come soluzioni per la solitudine, qualcosa di più difficile da interpretare rispetto agli influencer digitali - anche quelli sono una realtà consolidata ormai. 

Nella maggior parte dei casi si tratta di “fidanzate IA”, creature gestite da un algoritmo (o più di uno) che offrono compagnia, conversazione, conforto. Possiamo pensare ad esempio come il film Her di Spike Jonze o Bladerunner 2049 di Denis Villeneuve, che ci fanno pensare a individui che in qualche modo possono trarre giovamento dalla compagnia di un avatar virtuale. 

E infatti già esistono servizi di questo tipo, proponendo ai propri clienti un tipo di interazione che cerca di essere complesso e il più umano possibile, ma senza esserlo fino in fondo naturalmente. 

Sta nascendo un nuovo mercato, potenzialmente molto florido e molto redditizio. Qualcosa che può diventare molto positivo, ma ha senso tenere a mente anche scenari alternativi, come quello del film E noi come stronzi rimanemmo a guardare