Intel sta vivendo una seconda metà di 2018 piuttosto complicata. Il colosso dei microprocessori, colto in contropiede dall'incremento della domanda di CPU per i datacenter, non è riuscito a coprire immediatamente la richiesta e per questo è stato costretto a privilegiare la produzione degli Xeon e dei Core di fascia alta a scapito degli altri modelli.
La carenza di processori ha fatto lievitare i prezzi, lasciando così campo in ambito desktop alle soluzioni di AMD, che in determinate fasce rappresentano per rapporto tra prezzo e prestazioni l'unico acquisto sensato in questo momento. La situazione dei prezzi è migliorata rispetto a qualche settimana fa, ma è lontana dall'essere ideale, malgrado Intel abbia aumentato gli investimenti sui propri impianti, incrementando la produzione a 14 nanometri.
Difficile dire quando i prezzi torneranno su livelli accettabili, anche se è parere diffuso nell'industria che il periodo di "shortage" potrebbe concludersi tra il primo e il secondo trimestre 2019. In ogni caso questa tornata d'investimenti, complice anche la produzione a 10 nanometri finalmente in dirittura d'arrivo, non rimarrà isolata.
Ann B. Kelleher, senior vice president e general manager della divisione Manufacturing and Operations di Intel, ha spiegato che l'azienda ha davanti a sé un piano pluriennale di espansione dei siti produttivi situati in Oregon, Irlanda e Israele.
"Intel si sta trasformando da un'azienda PC-centrica a una dato-centrica. Di conseguenza oggi concorriamo per un mercato complessivo dei chip al silicio del valore di 300 miliardi. […] Intel non è solo la CPU all'interno del vostro computer. Siamo le funzionalità di sicurezza della vostra auto, la connessione wireless nel vostro smartphone, l'intelligenza nel cloud e altro".
Insomma, chip a 360 gradi per ogni tipo di mercato, che sicuramente metteranno sotto pressione le già oberate linee produttive dell'azienda. "Quest'anno abbiamo aumentato i nostri investimenti in macchinari e messo quei soldi per espandere la capacità produttiva a 14 nanometri. Abbiamo anche fatto buoni progressi sul programma annunciato in precedenza per l'allestimento della Fab 42 in Arizona (produrrà a 7 nanometri), e abbiamo preso la decisione di sviluppare una nuova generazione di tecnologia legata all'archiviazione e alla memoria nel nostro stabilimento produttivo nel New Mexico (3D XPoint, ndr). Ci troviamo inoltre nella fase di pianificazione iniziale per l'espansione dei siti produttivi in Oregon, Irlanda e Israele, con attività di costruzione pluriennali che dovrebbero iniziare nel 2019".
Secondo Ann B. Kelleher, tutto questo permetterà a Intel di "rispondere più rapidamente ai picchi improvvisi del mercato e consentirà di ridurre il tempo necessario per aumentare la produzione fino a circa il 60 percento". Oltre ad espandere le capacità produttive, Intel continuerà a fare un "uso selettivo delle fonderie per determinate tecnologie, laddove è logico per il business". Insomma, un impianto produrrà a 10 nanometri, l'altro a 7 nanometri, e altri ancora a 14/22 nanometri fin quando necessario.
Da non dimenticare che oltre ai settori in cui Intel è già presente, l'azienda entrerà nel 2020 anche nel mercato delle GPU dedicate con l'obiettivo di fare concorrenza a Nvidia e AMD. Intel ha recentemente parlato dei propri sforzi in merito, riassunti nel nome in codice "Xe". Maggiori informazioni in questo articolo.